In arrivo un concorso straordinario per 1.500 Operatori socio sanitari. Ad annunciarlo il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, che intende reclutare con procedura d’urgenza personale volontario da destinare alle emergenze nelle Rsa e nelle carceri. Il bando dovrebbe ricalcare le stesse caratteristiche dei precedenti con i quali sono stati reclutati medici e infermieri destinati alle strutture ospedaliere.

Il ministro Boccia, bando straordinario per 1.500 Operatori socio sanitari

Il ministro Boccia ha anticipato, attraverso un post pubblicato sul suo profilo Facebook e ripreso da Rainews, l’imminente pubblicazione di un bando per il reclutamento di 1.500 Operatori socio sanitari.

Il bando, atteso già per la giornata di oggi, 20 aprile, dovrebbe essere strutturato su base volontaria, stabilendo, per gli operatori che risponderanno all’appello, una diaria giornaliera e l’alloggio, così come previsto dai precedenti bandi della Protezione Civile per 300 medici e 500 infermieri.

L’annuncio è arrivato al termine di una riunione operativa tenuta presso il Dipartimento della Protezione Civile nella quale, di concerto il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si è deciso di inviare in tempi rapidi una task force di o.s.s. presso le Residenze sanitarie assistenziali per anziani e disabili e le carceri dove saranno individuate situazioni di maggiore criticità dal punto di vista dell’emergenza sanitaria.

Il ministro Boccia si è detto sicuro di una straordinaria risposta da parte degli operatori socio sanitari, così come è stato per medici ed infermieri, specificando poi che i volontari selezionati saranno impiegati in base alle richieste delle Regioni di competenza e fino alla fine dell’emergenza.

Il Coronavirus nelle carceri, a Torino 60 contagiati

L’appello agli operatori socio sanitari si è reso necessario non solo per la gestione dell’emergenza nelle Rsa, notoriamente critica, ma anche per la situazione negli istituti penitenziari che rischia di diventare esplosiva dal punto di vista sanitario.

La situazione di sovraffollamento delle carceri potrebbe, infatti, determinare focolai di contagio difficilmente controllabili.

Dall’inizio dell’emergenza sono stati rilasciati circa 6.000 detenuti grazie alla rimodulazione della detenzione domiciliare inserita nel decreto Cura Italia, ma sono ancora troppi i detenuti nelle celle affinché si possa mettere in atto un efficace protocollo di “distanziamento”.

Intanto, secondo gli ultimi dati forniti dal Garante nazionale dei detenuti, sono 105 i positivi al Covid-19 individuati nelle carceri, 60 dei quali solo a Torino, generando una situazione di rischio anche per il personale di polizia penitenziaria. Una criticità sulla quale è intervenuto anche il sindacato degli agenti chiedendo “con forza e urgenza” l’effettuazione dei tamponi, e denunciando, inoltre, l’abitudine diffusasi tra i detenuti dello scambio di effusioni allo scopo di contagiarsi volontariamente per uscire dal carcere.