All'inizio del 2015 Facebook, come anche Google+ e molti altri social network hanno cambiato le proprie regole sulla privacy. Ora, i dati di navigazione, vengono utilizzati per far si che sullo schermo dell'utente di visualizzino messaggi pubblicitari mirati: vedi gli annunci che appaiono sulla bacheca di Facebook. Quindi, preoccuparsi o meno di disconnettere il proprio profilo dal pc in uso sembra quasi l'ultimo dei nostri problemi, visto che ad essere registrati in memoria sono dati ben più importanti. 

Questo, Mark Zuckerberg, il tanto chiacchierato papà di Facebook lo sa bene, ed ha deciso di sfruttare la situazione ancora più a suo favore, depositando un brevetto che gli permetta di vendere i dati sensibili registrati su Facebook a banche e istituti di credito, in modo che questi possano avere ulteriori fattori a disposizione, per valutare l'eventualità di concedere il mutuo o meno. 

Il caso concreto 

Sottolineando che si tratta ancora di un'ipotesi - probabilmente lontana visto le rigide regole americane in materia di privacy- proviamo ad elaborare un "caso", per renderci conto sul ruolo che Facebook andrebbe oggettivamente a giocare nella concessione di un mutuo, se il brevetto dovesse andare in porto.

Un soggetto si reca in banca e chiede che gli sia concesso un mutuo. L'impiegato, che ha a disposizione il contatto Facebook di questi, può liberamente ricostruire la sua storia e quella delle persone presenti nella sua lista d'amici. Quello che ne uscirà fuori sarà un quadro che gli permetta di giudicare non soltanto se il soggetto sia un cattivo pagatore o meno, ma metterà a disposizione dell'ente anche una panoramica sulle persone frequentate da questi: sarà proprio tale analisi a giocare un ruolo importante nella concessione o meno del mutuo. Per il resto sarà affidato tutto alla competenza degli enti e, agli strumenti "d'indagine" a loro disposizione fino ad oggi. 

Le accuse

Ora, ripetendo ancora una volta che per ora il ruolo di "Facebook come ago della bilancia" per la concessione di un mutuo  è ancora ipotetico, passiamo ad analizzare i pareri contrari e le accuse mosse alla proposta presentata da Zuckerberg.

Per prima cosa abbiamo l'intoccabile violazione della privacy, che Facebook come social network commetterebbe. Subito dopo invece abbiamo l'accusa di generalizzazione, che vedrebbe un utente pagare le conseguenze delle azioni altrui in maniera inconsapevole e incolpevole: un soggetto cattivo pagatore potrebbe minare la mia buona reputazione e viceversa. Per ora, il pericolo che Facebook possa entrare così nel profondo delle nostre vite sembra ancora lontano, ma fare attenzione a quel che si posta è, e sarà sempre una scelta saggia.