Inaspettato cambio di rotta nelle indagini relative all'omicidio di Giuseppe Di Marzo, il 35enne ucciso la notte del 23 dicembre 2016 dall'imprenditore pomiglianese, vincenzo la gatta. Quest'ultimo a seguito del processo con rito abbreviato, era tornato alla libertà nel mese di dicembre dopo esser stato per circa un anno agli arresti domiciliari. Secondo la difesa, il celebre imprenditore residente a Pomigliano d'Arco avrebbe infatti agito per legittima difesa durante la colluttazione che lo vide coinvolto insieme al proprietario del resort e lo stesso Giuseppe Di Marzo.

La prima udienza del processo si era tenuta presso il tribunale di Nola, che aveva deciso per la scarcerazione di Vincenzo La Gatta tra la proteste generali della famiglia della vittima e di alcuni gruppi cittadini (tra questi il Collettivo 48ohm), che avevano organizzato una fiaccolata per manifestare apertamente il proprio dissenso in merito alle decisioni della magistratura.

L'indignazione della famiglia Di Marzo

Su tutte le furie la famiglia della vittima, che aveva così commentato la prima udienza del processo: 'Giuseppe era pregiudicato, ma aveva ampiamente scontato i suoi debiti con la giustizia, peraltro in galera, per reati molto meno gravi dell’omicidio - e ancora- la coincidenza della scarcerazione con l’anniversario della sua morte ci fa sprofondare in una profonda angoscia'.

Giuseppe, stando ai racconti della sorella, era uscito di casa con grande dignità per andare a spaccare la legna (la sera antecedente la Vigilia di Natale e alla modica cifra di 30 euro) ad alcune persone; avrebbe poi telefonato alla stessa per chiederle di esser recuperato nei pressi del resort di Via Pratola Ponte (nella periferia della città), dove sarebbe stato ucciso poco dopo.

Il rinvio a giudizio dell'imprenditore

Risale invece alla giornata di ieri la notizia del rinvio a giudizio del celebre imprenditore: Vincenzo La Gatta aveva sempre raccontato agli inquirenti di un colpo partito accidentalmente, ma la sua versione dei fatti non aveva mai convinto né la famiglia della vittima né l'opposizione.

Sono adesso guai seri per il quarantottenne residente a Pomigliano d'Arco, rinviato a giudizio con la pesante accusa di omicidio volontario. La notizia, riportata questa mattina anche sul quotidiano cartaceo Il Roma, ha fatto rapidamente anche il giro del web. Il caso continua.