La Costituzione italiana prevede un bicameralismo perfetto dove Camera e Senato hanno identiche funzioni ed identici poteri. Alla Camera abbiamo 630 deputati ed al Senato 315 senatori, quindi per arrivare ad avere una legge si devono mettere d'accordo in 945 persone.
Chi partecipa alle riunioni condominiali può comprendere la difficoltà di avere mille persone che devono trovare un accordo.
Il Governo ha presentato una proposta (disegno di legge Boschi) per la riforma del Senato, che prevede una drastica riduzione del numero dei senatori da 315 a 100 e limitazioni ai poteri dei Senatori. La Costituzione prevede una prima discussione all'interno di una Commissione, dopodiché, il testo condiviso passa sia al Senato che alla Camera per l'approvazione.
Gli "emendamenti" sono le correzioni che si chiedono al testo. Segue poi una lunga partita di ping pong perché se una delle due aule approva il testo uscito dalla Commissione (esempio Senato) quando torna all'altra aula (Camera dei Deputati) per l'approvazione, è sufficiente un solo emendamento per non avere l'approvazione della legge.
Quindi si riparte, il testo ritorna indietro al Senato e la storia continua (da decenni).
In questi giorni, al Senato stanno discutendo la riforma istituzionale e su tutti i quotidiani riecheggiano termini come ostruzionismo o prove di democrazia informando degli ottomila emendamenti che coinvolgono le riforme istituzionali. Espressioni del tipo "deriva autoritaria" suscitano sincera simpatia ricordando (semplicemente in ordine cronologico) le ultime risse alla Camera di settembre e dicembre 2013. Se l'autoritarismo permette queste bagarre, cosa sarebbe l'anarchia?
L'autoritarismo permetterebbe ottomila correzioni ad un testo che sarà composto da dieci mila parole? Si parla tanto del diritto degli italiani di eleggere direttamente i propri Senatori.
Ma gli attuali Senatori (di tutti i partiti), quei Senatori che non sono d'accordo con la proposta riforma, quelli che parlano di deriva autoritaria, non sono stati eletti dal popolo, ma dai partiti per cui non sembra che il meccanismo dell'elezione di secondo grado sia poi così imperfetto. Insomma, il sospetto è un altro.
Su 315 Senatori si propone di mandarne a casa 215, basta poltrone, basta privilegi. I tacchini che vengono sacrificati per il pranzo di Natale, se fossero interpellati prima, probabilmente citerebbero l'autoritarismo per evitare il sacrificio. E dietro ai "tacchini" si vedono anche tanti "polli", di ogni partito, che lavorano per il loro personale tornaconto: aumentare i consensi per il loro partito; ambire a sostituire il leader del proprio partito; insofferenza rispetto a giovani ministri che non accettano i tradizionali "tempi della politica"; sminuire la credibilità dell'Italia a livello europeo.
Insomma, le strategie da fattoria sono abbastanza evidenti. Così, per la discussione delle riforme, si prevedono altri tre mesi. Un imprenditore, per valutare un proprio prodotto, calcola i costi ed include il "costo del personale": i parlamentari sono pagati con le tasse degli italiani. Quanto costeranno agli italiani altri tre mesi di "stipendi" e "privilegi" per discutere ottomila emendamenti?
Gli italiani, soprattutto gli astensionisti, 12,5 milioni di italiani, rimangono alla finestra a guardare, sperando che forse, un giorno lontano, in questo Paese qualcosa cambierà così potranno tornare a votare per qualcosa che dia immediata soddisfazione. Sempre che non arrivi un successivo referendum a buttare tutto all'aria.