In questo atipico, piovoso, mese di agosto ascoltiamo e leggiamo repentine idee dei politici, di vario livello istituzionale. Angelino Alfano, ministro e presidente del partito Nuovo Centrodestra, ha proposto di abolire l'articolo 18 del cosiddetto "Statuto dei lavoratori" (legge n° 300 del 1970) che si intitola "Tutela dei lavoratori in caso di licenziamento illegittimo". Un articolo già modificato nel 2012, che tutti avevamo dimenticato per preoccuparci dei gravi e diffusi problemi di disoccupazione. Perché è lapalissiano che, se sei disoccupato, non hai problemi di licenziamento.

Altra novità dell'ultima ora, di questo agosto, è la notizia che arriva dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che ci spiega che la legge statale che ha dato 80 euro al mese ad alcune categorie di lavoratori, danneggia la regione Veneto per cui sta preparando il ricorso da presentare alla Corte Costituzionale. Effettivamente, l'articolo 127 della Costituzione dice che: "La Regione, quando ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato leda la sua sfera di competenza" può fare ricorso alla Corte Costituzionale entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Allora, il bonus IRPEF che ha concesso 80 euro, arriva dal decreto legge n° 66 del 24 aprile 2014 che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.

95 del 24/4/2014. Il decreto legge è un atto avente valore di legge. Quindi, dopo 111 giorni il governatore si è accorto che questo decreto danneggia la regione Veneto. Eppure se ne è parlato molto sui giornali.

Comunque, come al solito, continuerà la regola del tutti contro tutti: Regioni contro Stato e Stato contro Regioni così i tribunali discuteranno ancora per anni.

Altre spese legali a carico dei cittadini, solita incertezza di un Paese che vorrebbe tanto riconquistare la serenità necessaria per pensare a problemi sociali importanti: ripresa economica, creazione urgente di posti lavoro, problema giovani, piccoli imprenditori stremati dalle tasse, poveri migranti di cui si fanno carico soltanto gli italiani nel disinteresse europeo e via dicendo.

Esulando dal ricorso che proporrà il governatore del Veneto, in tempi di riforme, sarebbe utile prevedere che i politici paghino di tasca propria (e subito dopo la sentenza) le spese legali se il loro Ente perde una causa. Forse ci sarebbe meno contenzioso. Quando noi cittadini incarichiamo un avvocato, di difenderci in giudizio, chiediamo un preventivo e ci preoccupiamo della spesa perché, in caso di perdita, di soccombenza, saremo noi a pagare il nostro avvocato ed anche le spese del difensore della controparte.

Un preciso articolo del Codice di Procedura Civile (art. 96) disciplina la lite temeraria cioè il comportamento della parte in causa, che ha agito o resistito in giudizio in mala fede o colpa grave.

È chiaro che i politici non hanno preoccupazioni riguardo alle spese legali perché non sono loro a pagarle ma l'Ente che rappresentano. E l'Ente che rappresentano paga con i soldi delle nostre tasse.

L'alto livello di litigiosità tra istituzioni deve trovare un'equa soluzione perché se ai cittadini viene imposto l'obbligo di mediazione (prima di procedere per vie legali) non si capisce per quale motivo, la litigiosità a livello istituzionale, non dovrebbe essere colpita facendo pagare le spese legali, in via personale, direttamente, subito dopo la sentenza, a tutti i politici che useranno le sedi giudiziarie in modo troppo disinvolto. Perché Pantalone si è stufato di pagare sempre lui.