Il signor Schmidheiny non è simpatico, ma questo non è un buon motivo per processarlo di nuovo dopo che la Cassazione ha riconosciuto prescritto il reato per il quale era stato imputato, processato e condannato dalle corti di giustizia torinesi. La Cassazione ha infatti chiarito che il reato di disastro ambientale con morti era già prescritto al momento dell'avvio del procedimento, considerato che la fabbrica Eternit di Casale Monferrato era chiusa da oltre 15 anni.

Questo dimostra che la pubblica accusa non soltanto ha sbagliato nel contestare al signor Schmidheiny tale reato, ma ha sbagliato a non contestargli il reato di omicidio colposo (o con dolo eventuale, come è d'uso a Torino), che pure sarebbe stato configurabile, date le morti dei lavoratori già dipendenti Eternit, tant'è vero che la stessa pubblica accusa pare lo voglia contestare oggi.

Violando così - a detta degli esperti - uno dei principi del diritto penale più sacri e più universalmente condivisi: quello di non giudicare due volte la stessa persona per gli stessi fatti. La qual cosa non è ammissibile, indipendentemente dal fatto che il signor Schmidheiny si mostra sprezzante e, di là dall'ostentato impegno umanitario e ambientalista, ben poco sensibile alle tristi vicende umane di tante persone di Casale Monferrato.

Anzi - se quello che gli esperti dicono è corretto - è indegno di una nazione civile che la amministrazione della giustizia, pur con le migliori intenzioni di attingere una superiore giustizia, esponga il Paese al rischio di violare le convenzioni internazionali basilari, come quella sui diritti umani del 1966, dopo aver scandalizzato mezzo mondo con la vicenda Thyssen-Krupp.

Certo è che una vicenda come questa, in cui la pericolosità di un materiale e di un prodotto viene accertata, fino al punto da vietarlo, quando quel prodotto era stato tanto magnificato, il cui uso era tanto diffuso ed era persino prescritto in molti capitolati di opere pubbliche, va risolta in altri modi. Una legge, a suo tempo, ha attribuito un bonus pensionistico ai lavoratori che erano stati a contatto con l'amianto ma non ha pensato agli "esodati dalla vita" di Casale Monferrato. Ora, alla luce degli eventi e in mancanza di un intervento umanitario del signor Schmidheiny, sarebbe giusto che lo Stato salvaguardasse anche gli ex della Eternit.