Negli Stati Uniti è stata avviata un'iniziativa che punta a rimuovere la bandiera degli ex Stati Confederati dagli edifici pubblici. La bandiera sudista è un simbolo che viene associato inevitabilmente con il periodo schiavista negli Stati del Sud. La situazione però sembrerebbe più complessa. Chi scrive è laureato in storia e conosce la forza e l'efficacia dei simboli nelle società umane.

I simboli hanno svolto un ruolo fondamentale in tutte le società, i quali servivano a poteri religiosi, militari e politici per mobilitare e dare una coesione alle masse. In Italia un esempio lampante è il fascismo. Il problema delle masse era per il fascismo "il banco di prova per la sua capacità rivoluzionaria nel costruire una nuova civiltà politica, che doveva essere civiltà di masse organizzate e integrate nello Stato" (E. Gentile: Fascismo. Storia e interpretazione).

La società schiavistica del Sud

I simboli possono anche dividere però, e questo è il caso del Nord e del Sud degli Stati Uniti.

Dando uno sguardo al passato, precisamente nel 1850, notiamo come il Sud del Paese non avesse partecipato all'espansione urbana e industriale che aveva trasformato gli Stati del Nord: era rimasto soprattutto rurale e agricolo. Né era stato interessato dalle grandi ondate di immigrazione che erano avvenuta nel Nord. Anche se la popolazione di origine anglo-sassone era rimasta piuttosto intatta, il Sud era composto al suo interno per un terzo da schiavi di discendenza africana. La società del Sud era poco aperta e refrattaria ai cambiamenti. Accanto a manifestazioni di intolleranza e del conformismo fiorì un inveterato romanticismo. Fieri della loro presunta discendenza dai cavalieri del XVII secolo, i piantatori del Sud si dedicarono al culto della cavalleria romantica.

I romanzi di Sir Walter Scott erano un simbolo emblematico di questo culto. Un romanzo che invece criticava la società schiavistica era il famoso "La capanna dello zio Tom" scritto da Harriet Beecher Stowe, libro simbolo degli antischiavisti del Nord del Paese.

Quando, nel 1860, vi furono le elezioni presidenziali con la vittoria di Abraham Lincoln, gli esponenti sudisti dissero che non sarebbero rimasti nell'Unione sotto un presidente repubblicano nordista e cominciarono le ordinanze di secessione. Nei primi giorni di febbraio del 1861 gli Stati secessionisti si riunirono negli Stati Confederati d'America. Da lì iniziò la violenta e sanguinosa guerra civile americana.

Gli storici sono concordi nell'affermare che la secessione sfidò i concetti base del nazionalismo americano, così come lo intendeva la maggioranza dei nordisti, che, memori dei discorsi di Jackson, Webster e altri innumerevoli oratori, identificavano l'Unione con la libertà e la democrazia.

La guerra, com'è ben noto, vide trionfare il Nord.

Vedere il passato con gli occhi del presente

Dylann Roof, l'attentatore di Charleston aveva solo ventuno anni. A suo dire, dopo la strage compiuta, nel Paese si sarebbe venuta a creare una frattura da mettere il Nord contro il Sud, come in una riedizione della guerra di secessione. Un risultato che ovviamente sarebbe stato impossibile, ma a coltivare questa idea Roof non è solo. Esistono i cosiddetti "neo-confederati", che ritengono che la guerra sia stata ingiusta e applicano un "revisionismo" storico nei confronti di Lincoln e della guerra, puntando il dito su presunte atrocità commesse dall'esercito nordista. Vedere la storia con gli occhi del presente e credere in simboli che in qualche modo deviano la realtà dei fatti, forse, contribuiscono a creare questi mostri.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO CON PIACERE UNA NOTA DI FRANCO FRANCESCHI

Trovo questo articolo abbastanza superficiale e molto legato al politically correct.

Dimentica di menzionare il problema dei dazi doganali che fu il vero motivo scatenante della secessione mentre dello schiavismo Lincoln si ricordò solo in campagna elettorale per il secondo mandato.

Ritornando alle bandiere, fanno parte della storia di un paese e toglierle è un gesto di ostilità inaccettabile come sarebbe inaccettabile la rimozione dei tanti cimiteri di guerra confederati. Sono richieste che vengono da minoranze faziose che nemmeno andrebbero ascoltate.

Oltre a tutto gli Stati del Sud persero la guerra e vennero anche completamente messi a ferro e fuoco dalle truppe del Generale Sherman (lo stesso che liquidò più tardi il problema indiano con massacri inusitati) e diventarono facile bottino di guerra per gli speculatori del Nord.



La gente del Sud è molto attaccata alle sue tradizioni ma anche molto patriottica.

Rileggersi “Storia della Guerra Civile Americana” di Raimondo Luraghi farebbe vedere questa storia sotto un profilo più realistico.