Il rapporto tra Matteo Salvini e Roberto Saviano è sempre stato difficile: dalla questione della scorta all'epilogo della querela. Lo scrittore ha chiamato il ministro dell'interno e vicepresidente del Consiglio: "ministro della malavita", "buffone", dà degli "assassini" ai membri del governo, ancora, per lo scrittore Salvini proverebbe eccitazione a vedere bambini morti in mare. Ci sembra che qui Saviano abbia decisamente esagerato: mentre nel caso della polemica sulla scorta avesse pienamente ragione (non è il governo a decidere a chi spetti la protezione), in questo caso, le accuse ci appaiono davvero fuori luogo.

Si può essere assolutamente in disaccordo con le politiche sull'immigrazione e in particolare sulla gestione delle imbarcazioni che trasportano i migranti, ma ci sembra altrettanto ovvio che dare degli assassini ai membri del governo non trova motivazioni valide. La situazione dell'immigrazione è enormemente complessa, ridurla a una "guerra" di epiteti rischia di banalizzare il tutto.

Il 18 aprile 2015 ci fu, nel Mediterraneo, un naufragio che causò tra i 700 e i 900 dispersi. Due giorni dopo, il 20 aprile 2015, Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri dichiarò che bisognava agire di concerto. Si rafforzarono quindi le misure per il controllo delle frontiere con Frontex, insieme alle missioni già presenti "Poseidon" e "Triton".

Si rafforzarono la capacità dei rimpatri, si intensificarono i rapporti con i Paesi di partenza. Si cercò anche di trovare una soluzione comune per i 28 Paesi dell'unione per alleviare gli Stati di primo approdo: notate qualcosa di diverso dalle politiche salviniane? Non molte, in effetti.

Le colpe e le responsabilità si sono fatte ricadere sui trafficanti, un po' come si fa oggi.

Questo è uno dei punti fondamentali: di chi sono le colpe e le responsabilità? Per Saviano sembra che il primo responsabile sia proprio il vicepresidente del Consiglio. Ci sembra che questa accusa sia fuori luogo. La concatenazione di eventi che portano all'emigrazione, e il modo in cui la si affronta nei Paesi di primo approdo e nei Paesi in cui questi emigranti andranno in seguito, non può essere banalizzata in questo modo, accusando un governo di essere un colpevole assassino e di paventare una contentezza per le persone che muoiono in mare, è illogico.

Nessuno ha delle soluzioni a portata di mano, nessuno sa come evitare le morti in mare, come abbiamo visto in passato con le operazioni Mare Nostrum Frontex. Dunque, gridare "assassini", a chi, evidentemente, assassino non è, merita una risposta decisa.