Con l’arrivo dell’estate è facile prevedere un forte aumento di migranti sulla tratta Libia-Lampedusa. Gruppi di disperati che attraverseranno il deserto del Sahara, e con imbarcazioni al limite della galleggiabilità attraverseranno il mediterraneo sperando di arrivare allo scoglio d’Europa più a sud e più vicino alle coste libiche. Il paese una volta governato da Gheddafi, è in una fase di instabilità Politica e questo ha reso più facile la trasformazione della Libia in una grande autostrada per l’Europa (via Lampedusa).

Nel 2015 secondo l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) nel mediterraneo sono morti oltre 3.000 migranti, rendendo la rotta Libia-Lampedusa la più letale per i migranti.

Replicare il modello di accordo UE/Turchia

Il ministro Alfano ha proposto che, appena le condizioni muteranno in Libia, si possa replicare il modello di accordo UE/Turchia. In linea di massima è anche una giusta posizione, ma si deve tener conto del fatto che la situazione della Libia è piuttosto diversa dalla Turchia. Sia dal punto di vista politico (la Turchia fa parte della Nato ed è un paese candidato a entrare nella UE) sia perché il tipo di migranti sono diversi.

Dalla Turchia arrivano molti rifugiati che scappano dal conflitto siriano e da altre zone calde del medio oriente, mentre la gran parte dei migranti libici vengono dall’Africa (Eritrea, Nigeria, Somalia, Sudan e Gambia) e, sebbene tra loro ci siano anche richiedenti asilo, la gran parte sono migranti economici. In quanto tali, questi migranti potrebbero essere rimpatriati, non di certo nella caotica Libia, ma nei paesi di provenienza e per far questo occorrerebbe che la UE portasse avanti un’azione diplomatica (e anche economica) che possa condurre a degli accordi con gli stati africani di provenienza dei migranti. Naturalmente, occorre al contempo che la UE si adoperi per stabilizzare la Libia, oltre che per motivi riguardanti i migranti, per fronteggiare il terrorismo dello Stato Islamico che attualmente controlla la città portuale di Sirte.

Le responsabilità dell'Unione Europea

In definitiva l’Europa, come sostiene il ministro Alfano, dovrebbe farsi carico di affrontare l’emergenza migranti nel Mar Mediterraneo. Come avvenuto nell’Egeo con gli accordi con la Turchia. Un solo paese (che sia la Grecia o l’Italia) non può da solo affrontare il problema; l’Unione Europea deve prendersi le proprie responsabilità per un problema che è effettivamente europeo e non riguarda solo uno stato. E questo va detto a gran voce perché la situazione libica coinvolge sia interessi umanitari, sia energetici e di sicurezza.