A distanza da più di un anno dall'approvazione della L. 107/15 auto definita da questo governo Buona Scuola, gli animi e la pazienza di molti operatori del mondo della scuola si iniziano a scaldare. Non sono solo gli insegnanti ad essere indignati ma anche i sindacati, i quali – a detta degli stessi – oramai sono inermi e impotenti davanti alla dilagante ‘caccia alle streghe’ che la politica sta perpetrando nei confronti dei professori, quasi come se tutto girasse attorno alla loro incapacità di fare, anche male, il loro lavoro.

Tutto ebbe inizio con le assunzioni. Oggi, paradossalmente, qualcuno rimpiange di essere di ruolo

Un anno fa Matteo Renzi aveva gettato il suo ‘guanto di sfida’ nei confronti di tutti i lavoratori della scuola e persino dei sindacati. I suoi propositi, inizialmente, erano pacifici e orientati verso l’assunzione in ruolo di molti precari, immobili e ingabbiati da tempo tre le lunghe liste delle GaE. Ma l’illusione è durata poco, fino a quando non ci si è resi conto che forse era meglio restarci in quei gironi danteschi, aspettando che prima o poi tutto finisse. Alla luce delle temibili notizie di questi giorni a proposito delle sorti future di molti lavoratori della P.A., molti insegnanti rimpiangono le tanto odiate graduatorie, i benefit derivanti dall'anzianità e le modalità di trasferimento di una volta.

Roba vecchia e poco cool per questo governo.

Oggi, tra gli insegnanti, la Buona Scuola è assolutamente impopolare. La cosa che fa più paura, paragonabile solo a quella che si ha nei confronti del terrorismo, riguarda un altro importante aspetto: che fine faranno le istanze degli insegnanti senza l’azione di contrasto di chi li rappresenta da sempre, cioè i sindacati? Qualcuno direbbe: ma quando mai ci hanno rappresentato? Eppure, oggi ci si accorge che non è rimasto proprio nessuno capace di raccogliere il guanto di sfida di Renzi. Dobbiamo ammettere che il Premier è stato capace di fare terra bruciata intorno a lui, persino i sindacati, i soli che avrebbero potuto sfidarlo su un campo molto caro e importante per centinaia di migliaia di lavoratori.

Il Governo ha scarsa considerazione dei sindacati: perché?

I sindacati, fino allo scorso 22 giugno c.a., pensavano che con le loro rappresentanze potessero essere utili ad arginare questo fiume in piena contro la professione docente; erano convinti di rappresentare tutti i lavoratori della scuola e tutto ciò che gravita attorno ad essa. Secondo molti insegnanti, poi, si è verificata una vera e propria ‘implosione’ interna, dovuta essenzialmente al reiterato comportamento e alla cattiva condotta di molti esponenti sindacali di spicco, interessati spesso esclusivamente ai propri compensi stipendiali, come quelli dei manager più incalliti, tralasciando, invece, di curare le reali istanze che riguardano i lavoratori squattrinati.

Troppo potere e poca condivisione, insomma. Questa è l’opinione di molti insegnanti sui social, i quali si sentono distanti, oramai da tempo, da chi dovrebbe rappresentarli.

Una colpa dei professori: l’ignoranza delle norme sul lavoro e sul CCNI

E poi, diciamolo pure, la colpa di questo momento di impasse è attribuibile anche agli stessi insegnanti, in quanto - forse a causa di un pizzico di pigrizia - si sono rifiutati da sempre di approfondire i vari aspetti normativi legati alla contrattazione integrativa e alle norme che regolano e disciplinano il loro rapporto di lavoro con lo Stato e con i rispettivi Ministeri, delegando i sindacati in questo delicato e complicato compito. 

Adesso non sappiamo cosa succederà nel futuro prossimo della scuola, nonostante qualcuno parli di caos, di anti democraticità, di corruzione e di favoritismo.

Noi pensiamo, viceversa, che l’unica arma rimasta agli insegnanti sia la propria dignità, la stessa che per anni è stata calpestata in luogo della spending review e del buon senso.

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