Torturati, uccisi barbaramente in strada o rapiti sul luogo di lavoro. Le vittime del terrore istituzionale, quello che solo i tiranni sanno mettere in scena, sta sconvolgendo le terre di Turchia e del Venezuela, senza che nella sopita Europa se ne sappia notizia. Senza che il focoso presidente americano si indigni. Senza che Putin si allarmi. Tutto nella norma. I tiranni di qua e di là dall'Oceano fanno sequestrare e uccidere senza pietà giornalisti, politici, studenti e tutti gli oppositori in generale al loro folle regime idolatrico.
Ordini inaccettabili
Erdogan ha dato l'ordine di prelevare dalle redazioni tutti i giornalisti scomodi, che sono stati arrestati mentre lavoravano alle loro scrivanie e fatti finire nel nulla. Stessa sorte per i professori, gli studenti, gli intellettuali di opposizione. La Turchia è orfana di un'intera classe dirigente ma nessuno alza un grido.
Maduro ha reso il Venezuela un inferno. In rete e sui social sono diventati virali i video delle violenze della polizia su manifestanti e dissidenti e un intero popolo si sta rivoltando nelle piazze al suo despota, nell'indifferenza internazionale.
Come si può essere sempre in ritardo e agire solo sull'onda dell'emergenza umanitaria?
Come si può ignorare un genocidio finché il sangue non arriva a lambire i nostri mari? Come si può costruire un mondo di pace fino a che la tortura e la violenza saranno istituzionalizzate?
L'indifferenza della comunità internazionale
L'indifferenza della comunità internazionale e l'indolenza degli Stati verso le sofferenze dei venezuelani e dei turchi, che la storia lega all'Occidente per vicinanza geografica e comuni radici, lasciano sgomenti i pochi a cui le notizie arrivano: Erdogan ha appena censurato Wikipedia ma senza destare alcuna reazione, alcun clamore. Maduro ha imposto la violenza come legge ed espressione della sua politica: le testimonianze raccolte dai cellulari descrivono un paese al collasso, con la coda ai Market per comprare pane e zucchero e la popolazione ridotta in miseria.
La Siria e la Palestina sono due scenari in fiamme ma non sono i soli. La necessità di intervento in alcuni contesti della diplomazia internazionale e dove non bastasse della NATO - oggi che l'Onu è depauperato e inattivo se non per correre ai ripari in situazioni già compromesse - sembra inevitabile e opportuno. Ma deve essere condiviso e supportato dalla comunità internazionale. Non lasciato all'incauta alzata di capo di un singolo stato che si fa unico tutore della legge.