C'è un film al cinema - "Get out" - in questa settimana che consiglio a tutti perché ben girato ed interpretato, ma soprattutto perché - al di là del genere che molto spesso imprigiona - , è un'opera che ha un messaggio. Chris Washington (Daniel Kaluuja) è un giovane fotografo di talento ed è fidanzato con Rose (Allison Williams). Arriva il momento dopo quattro mesi di rapporto che Rose voglia ritornare a casa dai suoi in Alabama per presentarlo.

Rod (Lil Rel Howery) , poliziotto all'aereoporto, amico di Chris, lo sconsiglia sarcasticamente di sottoporsi a questa liturgia parentale. Ma Rose lo tranquillizza; i genitori sono i classici liberal americani che hanno votano Obama e che "non sono razzisti". Giunti in campagna dai signori Armitage - con qualche paura causata da un'accidentale incidente con un cervo - i due fidanzati vengono accolti al meglio dai genitori di Rose e dal fratello Jeremy (Calen Landry Jones). Tutto è perfetto dal vecchio giardiniere nero alla governate Georgina anch'ella di colore. Ma pian piano e dettaglio dopo dettagli agli occhi di Chris alcune storture nei comportamenti dei familiari di Rose fanno scattare dei dubbi che saranno poi verificati nella seconda parte della visita.

Si comincia con la signora Armitage che psichiatra costringe il ragazzo della figlia a sottoporsi all'ipnosi per smettere di fumare: è in questo frangente che Chris si trova in una bolla spaziale - "il mondo sommerso" - ed è costretto a fare i conti con il proprio passato e con la perdita della mamma. Dopo una festa con molti ospiti in casa Armitage Chris nota Logan un ragazzo di colore che sembra avere già conosciuto ed un impresario fotografico ceco lo mette sull'attenti: "Sono persone piene di buone intenzioni ma non sanno cosa passa nella mente delle altre persone". Mentre i primi dubbi diventano certezze Chris decide di andare via ma Rose si dimostra prima cauta poi complice della famiglia che si rivela un'associazione di criminali pazzi che sequestra persone di colore innestando nel loro corpo altre persone bianche.

Una sorta di svuotamento dello spirito altrui e di appropriazione indebita di corpi diversi. Con uno stratagemma il fotografo si libera proprio alla vigilia dell'operazione e qui c'è i solo momento splatter. In realtà il film è un attacco al liberalesimo falso di quel ceto Usa radical-chic che sembra alla moda ma in realtà vuole essere modello per il diverso da sé.