“L'Italia è fuori dai mondiali per la prima volta dal 1958”, con queste parole glaciali i tifosi italiani hanno salutato i propri sogni lo scorso 13 novembre. Uno 0 a 0 in casa, con un San Siro gremito di azzurro, contro una Svezia che in fondo non ha meritato nettamente la qualificazione. Granqvist e compagni, infatti, hanno trovato davanti a loro i demeriti della compagine italiana, che da quel giorno ha ricevuto critiche a raffica. L'esonero di Giampiero Ventura, prima, e le dimissioni del numero uno della Figc Tavecchio, dopo. L'intera federazione è nel caos e i discorsi tecnico-tattici sugli sfortunati 180 minuti dei play-off non fanno altro che alimentare quel senso di vuoto in ottica Russia 2018.

Sei mesi più tardi, martedì 15 maggio, viene presentato Roberto Mancini come nuovo ct della nazionale italiana e subito sembra riaccendersi un moto di fiducia attorno a Coverciano, con il caso Balotelli ora più vivo che mai. I presupposti per una ricostruzione che parta dalle fondamenta ci sono tutti. Proprio in queste ore, però, le 32 spedizioni qualificate alla fase finale del mondiale stanno diramando le loro liste dei convocati e alcune riflessioni si aprono in tal senso.

Le liste dei convocati a Russia 2018 come lettura della disfatta azzurra

Arabia Saudita, Iran, Panama. Fin dalle primissime qualificazioni ufficializzate è partito il “toto outsider”. Quest'anno, ad ogni modo, il campionato sembra partire alla pari per un gran numero di squadre.

I paragoni con le altre nazionali sono pane quotidiano per i tifosi italiani e l'idea che una sovrabbondanza di talenti sia un problema che avremmo sopportato volentieri sembra diffusa a macchia d'olio. Brasile, Germania e Francia hanno diramato le loro liste di convocati e l'Argentina ha annunciato una rosa di 35 pre-convocati, dai quali sembrerebbe poter sopravvivere uno solo tra Higuain, Dybala e Icardi.

Invece i nostri ct negli ultimi anni si sono trovati a dover scegliere fra calciatori che faticavano a trovare posto nelle proprie squadre di club. Eder, Gabbiadini, Zaza e Darmian sono alcuni dei nomi che i ct hanno preso in considerazione pur con pochi minuti nelle gambe ed esperienze internazionali sicuramente non acclarate.

Eclatante, poi, il caso della Francia dove addirittura Deschamps ha rinunciato al trio Martial-Lacazette-Benzema, tutti importanti obiettivi del calciomercato italiano degli ultimi anni. Come non citare poi la clamorosa esclusione di João Cancelo tra i portoghesi, proprio quel terzino che diverse squadre nostrane ed europee invidiano all'Inter e che gli stessi nerazzuri stanno cercando di riscattare dal prestito tramite un progetto di illustri cessioni.

Sicuramente, dunque, le riflessioni sul panorama calcistico italiano e sulla disfatta della nazionale non possono, e non dovrebbero, limitarsi agli errori tattici compiuti dall'ex ct Ventura. Le riflessioni più utili sono indubbiamente quelle sulle possibili riforme da applicare all'intero "sistema calcio", dai pulcini fino alla Serie A.

I nostri giovani devono contare su più ampie fiducie, potersi affermare nei maggiori club della massima serie e avere la possibilità di confrontarsi a livello internazionale. Ad oggi è significativo che Isco, Asensio e Pogba abbiano un profilo già affermato e navigato rispetto ai vari Pellegrini, Rugani, Bernardeschi e compagni.

In conclusione va detto che il livello tecnico della nostra nazionale vanta comunque un netto vantaggio nei confronti di tante altre formazioni di “media fascia” ma è indiscutibile ammettere che forse, in fondo, il mondiale non ce lo saremmo potuti giocare competitivamente.