Finalmente ci siamo, è stato pubblicato dall’Ansa in formato pdf, il contratto fra il Movimento 5 stelle e la Lega. Ovviamente su ogni accordo politico si può essere d’accordo o meno: cerchiamo però di esaminare alcuni aspetti sulla legittimità delle cose scritte, di quelle fatte, o non fatte, dagli estensori del ‘Contratto’ che raggiunta, unendosi, la maggioranza dei voti espressi dai cittadini italiani, si apprestano a rappresentare tutto il popolo italiano.

Le cose fatte

Partiamo dalle cose fatte, o non fatte: l’indicazione del Presidente del Consiglio.

Fino ad oggi, il Presidente del Consiglio, incaricato dal Presidente della Repubblica, stende il programma del proprio Gabinetto, concordandolo con le forze politiche che poi lo voteranno, lo presenta alle Camere e ne riceve, o meno, la fiducia. Questo metodo che funziona ed è regolamentato sia dalla Costituzione della Repubblica italiana che dai regolamenti parlamentari, è la prima e preoccupante modifica importata dal duo Di Maio/Salvini. Alcuni privati cittadini, rappresentanti delle due forze politiche, riunitisi in varie sedi hanno scritto, corretto, limato, riscritto, ampliato, ridotto ecc un “contratto” di Governo senza aver definito il nome, o i nomi, che proporranno al Presidente della Repubblica come candidato a Premier.

In teoria potrebbe essere, per assurdo, che il Premier incaricato non abbia neppure partecipato alla stesura del programma o contratto di Governo. Questo aspetto non è affatto secondario o ininfluente poiché riduce il ruolo del Presidente del Consiglio a mero esecutore delle volontà altrui, riducendone sia il prestigio sia i poteri costituzionali come capo del potere esecutivo.

Se a questo si aggiunge la costituzione del cosiddetto ‘consiglio di conciliazione’, di fatto un vero e proprio organismo di controllo e di decisione delle scelte e delle decisioni governative, c’è da chiedersi con quale credibilità in sedi internazionali si presenterà colui che dovrebbe essere il capo del Governo e non un semplice esecutore.

Su questo punto torneremo in seguito.

Altro aspetto preoccupante è il voto previsto delle due forze politiche su tale contratto. Entrambi sottoporranno al voto dei propri iscritti la bontà dell’accordo, accordo pubblicato oggi, venerdì, e si chiederà il voto sabato presupponendo che in 24 ore gli iscritti siano in grado di leggere, capire, verificare e approfondire le oltre 50 pagine programmatiche: appare molto difficile che ciò avvenga se non addirittura impossibile. Ma non basta. Dai dati emersi nelle precedenti esperienze, il voto online per i gli iscritti del M5stelle e nei gazebo per i leghisti si evince che parliamo di qualche decina di migliaia di cittadini: nell’ultimo referendum online dei grillini hanno votato fra i 40 e 50.000 aventi diritto al voto, nei gazebo hanno votato per il leader della Lega un totale di 8.000 leghisti.

Quindi meno di 60 mila cittadini italiani voteranno il loro accordo, pari a meno del 0.1% degli italiani. Viva la democrazia!

Le cose cose scritte

Quanto prima accennato rispetto al consiglio di conciliazione e alla riduzione del Presidente del Consiglio ad un mero esecutore, non è tutto: c’è altro e c’è di peggio. Si prevede che il Consiglio preventivamente decida le posizioni da prendere in occasione delle riunioni delle istituzioni europee “Il coordinamento è indispensabile anche nei rapporti che si instaurano con la Commissione e con le altre istituzioni dell’Unione Europea.” (pag 5 del contratto). In buona sostanza il Premier o il Ministro che parteciperà alle riunioni dei summit europei vi parteciperà come mero portavoce, senza la necessaria autonomia a prendere decisioni e assumere responsabilità al di fuori di quanto deciso dal Consiglio stesso, impedendogli di fatto la possibilità di esercitare la dovuta e necessaria opera di mediazione che occorre nelle trattative nazionali e soprattutto internazionali.

Ma ancora si parla di modifiche costituzionali, e fortunatamente tali modifiche costituzionali dovranno passare per 4 letture parlamentari e poi per un referendum confermativo. Si afferma nel contratto “che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori, come si può ricavare dall’articolo 160 della Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna.” (pag 23 del contratto). E con questo si pone una pietra tombale sulla libertà del mandato parlamentare (tralasciando il fatto che il nostro paese, in tema di democrazia, proprio nulla ha da invidiare e copiare dai due paesi citati). Attualmente la nostra Costituzione prevede che il parlamentare eletto risponda del suo operato al proprio elettore, mentre per i nuovi democratici si introduce di fatto il vincolo di mandato (il provvedimento contro il cosiddetto ‘Cambio di casacca’).

In altre parole il parlamentare diventa di fatto un funzionario di partito, un esecutore degli ordini previsti da Di Maio o da Salvini. Certo che questa ‘Terza Repubblica’, questo ‘Governo del cambiamento’ così come prospettato proprio da coloro che solo due anni fa si batterono contro le riforme costituzionali del Governo Renzi, dichiarando che la nostra Costituzione era la più bella del mondo e pertanto non andava cambiata, sembra non l’abbiano più tanto a cuore, anzi intendano piegarla ai loro voleri per costruire una repubblica i cui poteri siano sempre più accentrati, una repubblica sempre meno democratica, una repubblica sempre più autoreferenziale. Una democrazia diretta? Ma diretta da chi?

Il quesito di fondo: quale sarà il futuro del nostro paese?

Sugli aspetti propagandistici e senza alcuna seria valutazione sulla copertura finanziaria che non siano una non meglio quantificata lotta agli sprechi e una triste riedizione dei condoni dal nome ben più accattivante di ‘pace fiscale’, dal reddito di cittadinanza alla flat tax passando per l’indietro tutta sulla legge Fornero, è forse più facile comprenderne la demagogia. Quelli affrontati qui sono forse aspetti più difficilmente valutabili ma non per questo secondari. Ma sono aspetti che vanno al di là dell’immediato e che costituiscono il tessuto connettivo del futuro paese Italia, tessuto che personalmente non ci piace, non condividiamo, preferiremmo non vedere e non doverne pagare i prezzi.