Continuano gli scontri in Libia tra l'esercito nazionale di Haftar e quello riconosciuto a livello internazionale di Serraj. Preoccupazioni e appelli internazionali non fanno cessare i combattimenti, ormai giunti alle porte di Tripoli: le voci di Conte, Di Maio e Salvini non riferiscono ninte di nuovo e non proclamano nessuna azione concreta del governo italiano, che in quelle terre ha i 70% delle risorse Eni.

Inoltre l'emergenza relativa a profughi e sfollati sta assumento proporzioni sempre più disastrose.

9500 sfollati in Libia e Salvini continua la campagna elettorale

Nelle ultime 24 ore 3500 sfollati, per un totale che sfiora i 10000. Sono questi i numeri delle conseguenze del conflitto libico, conflitto che ormai si sta svolgendo a pochi chilometri dalla capitale. Numeri che ci fornisce l'Ocha (Uffici delle Nazioni Unite per Gli Affari Umanitari), numeri preoccupanti che riguardano civili, famiglie, come si legge nella nota: "La comunità umanitaria rimane gravemente preoccupata per la sicurezza e la sicurezza dei civili bloccati nelle aree colpite dal conflitto alla periferia di Tripoli".

E nella stessa nota si segnala la richiesta "di evacuazione in zone più sicure a Tripoli di almeno 3.250 persone non ha potuto ricevere risposta. Ciò significa che 9 famiglie su 10 che hanno chiesto di essere evacuate non possono essere raggiunte". Le autorità interazionali nel mentre continuano a chiedere una tregua umanitaria affinché si possa prestare soccorso, assistenza e forniture mediche per gli sfollati.

Intanto Salvini continua a postare scritti in cui si elogia la polizia di Stato per aver sgominato un gruppo di clandestini africani ghanesi senza documenti. Continua a focalizzarsi su episodi di cronaca giornalieri del tipo "Premio Darwin per gli spacciatori immigrati a Bologna si fanno il selfie davanti all'auto della polizia con un mazzo di banconote per pagarci le pensioni...A CASA", il tutto condito con l'hashtag #tolleranza zero.

Nessun piano d'azione concreto

Anche Conte si limita alla sola descrizione delle notizie sulla Libia, aggiornamenti che ormai circolano ovunque, ma nessuna informazione concreta da parte e nessun piano d'azione trapela dalla bocca del Presidente del Consiglio in occasione dell’audizione alla Camera proprio sulla crisi libica. Ecco parte del suo intervento: “Non ci sono interessi economici o geopolitici che possano giustificare derive militari e, in ultima analisi, il rischio di una guerra civile. La violenza genera violenza, genera ferite che difficilmente si rimarginano e non serve né gli interessi della popolazione né quelli della comunità internazionali. Non ci possono essere ambiguità e mistificazioni, a maggior ragione in un momento così critico”.

E anche se l'escalation del generale e la sua presunta relazione con la Francia non sono un mistero da mesi ormai, Di Maio sembra cadere dalle nuvole nell'apprendere le news arrivate da Tripoli. Ecco come commenta: “Sarebbe grave. Mi auguro che Parigi spieghi quanto prima le sue intenzioni sulla Libia e chiarisca la sua posizione su Haftar. L’Italia è per la pace”. Intanto da Bruxelles si continua ad affermare un inascoltato, e per questo sterile, cessate il fuoco, come si legge della comunicazione rivolta a entrambi i fronti: “Chiede a tutte le parti di cessare immediatamente le operazioni militari".