Non si placano i venti di guerra in Libia. Nonostante le preoccupazioni dell'Onu e della comunità internazionale, con i relativi richiami ad una risoluzione diplomatica, le truppe di Haftar starebbero continuando ad avanzare verso Tripoli, senza avere alcuna intenzione di fermare uno scontro che ha già causato morti e prigionieri.

L'avanzata del generale Haftar

La marcia di conquista di Khalifa Haftar sarebbe arrivata fino a 25 Km da Tripoli. La comunicazione è giunta da un tweet dell'emittente Al Arabiya, ribattuta anche dall'Ansa. Sembra, infatti, che gli uomini del generale siano riusciti ad entrare nell'aeroporto non operativo dal 2014, distante poco più di 20 chilometri dal centro cittadino.

Un ulteriore aggiornamento è arrivato dal portale Alwasatad che, citando il portavoce di Haftar, Ahmed al-Mismari, ha informato che l'Esercito nazionale, oltre ad aver assunto il controllo dello scalo internazionale, avrebbe preso anche le città di Tarhouna e el-Azizia.

Le truppe del premier riconosciuto dall'Onu, Fayez al-Sarraj, starebbero provando a respingere l'attacco, ricorrendo anche a mezzi dell'aviazione. La questione dell'aeroporto è tutt'altro che chiara: sempre al sito Alwasatad, il ministro degli interni Fathi Bashaga ha comunicato la riconquista dell'intera area e anche della località di Qasr Bin Ghashir, che in linea d'aria si trova ad una trentina di chilometri da Tripoli.

Proprio in queste ultime ore, l'Ansa con un ulteriore aggiornamento ha riportato che ci sarebbero stati degli scontri ad Ain Zara, un quartiere che dista appena 12 Km dalla capitale libica.

Preoccupazioni internazionali

A livello internazionale, intanto, sale la preoccupazione per quanto sta accadendo in Libia. In particolare, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel corso di una visita a Bengasi ha dichiarato: "Non c'è una soluzione militare alla crisi libica, solo una soluzione Politica".

Il politico portoghese, al contempo, sta cercando in tutti i modi di convincere Serraj e Haftar ad incontrarsi per arrivare ad un accordo diplomatico. Il rischio, infatti, è quello di un'eventuale perdita di stabilità e prospettive per la mediazione con il Paese nordafricano. Dunque la politica internazionale continua a lavorare per trovare la chiave di volta affinché si arrivi ad un'intesa.

Anche il premier italiano Giuseppe Conte ha espresso al telefono tutta la sua preoccupazione a Guterres. Nel comunicato diramato da Palazzo Chigi si legge: "Il Presidente Conte ha ribadito il forte sostegno italiano al processo di transizione politica guidato dalle Nazioni Unite, considerato il percorso più efficace e sostenibile per giungere alla definitiva pacificazione e stabilizzazione del Paese a beneficio dell'intero popolo libico".

Dopo il consiglio di sicurezza dell'Onu, al quale hanno preso parte anche l'Unione europea, il G7 e la Lega araba, è stato rivolto un appello ad entrambi i fronti affinché cessino al più presto tutte le operazioni militari. L'ambasciatore tedesco alle Nazioni Unite, Christoph Heusgen, ha dichiarato: "Si chiede alle forze dell’Esercito Nazionale libico di fermare tutti i movimenti militari".

Gli appelli finora sono stati ignorati dal generale Haftar, compreso quello di Serraj che si era detto disponibile ad incontrare il generale a Ginevra.