La domanda nasce spontanea: gli opinionisti da social network che tanto seguono le sorti dell'Inter, si limitano a postare la prima cosa che gli passa per la mente o seguono realmente il calcio? I dubbi sono leciti alla luce di alcuni pareri sul conto di Romelu Lukaku dopo la prova incolore offerta contro la Juventus, al di là del fatto che in pochi hanno ammesso la palese superiorità in ogni zona del campo dei campioni d'Italia nel match di San Siro.

Chiaro che il redimento di un centravanti si misura sovente con i gol e spesso solo con quelli, metro di giudizio legittimo, ma incompleto. L'Inter oggi sviluppa un gioco diverso rispetto alle recenti stagioni ed ha indubbiamente molte più soluzioni offensive. Il merito è in parte di Lukaku che in quasi tutte le partite è riuscito a far salire la squadra facendo anche a sportellate quando si è reso necessario. Ha messo a segno tre gol, uno su rigore, tra cui quello importantissimo e da attaccante di razza nel derby, non è stato protagonista di errori clamorosi, sotto porta o nella misura dei passaggi ai compagni.

Non è palesemente al top della condizione ed un giocatore con le sue caratteristiche fisiche ha bisogno di essere al 100 per 100 per rendere al meglio. Probabile che, alla luce degli ingenti costi dell'operazione che lo ha portato a Milano, della lunga trattativa e del duello di mercato con la Juventus, i tifosi si aspettassero un giocatore diverso. In realtà Lukaku non è mai stato quel calciatore il cui acuto esalta le curve, sebbene si sia fatto apprezzare per impegno e dedizione alla causa in tutte le sue squadre e queste doti non verranno mai meno, nemmeno all'Inter. Nel contempo è estremamente funzionale al gioco di squadra ed è il motivo per cui Antonio Conte lo ha voluto a tutti i costi.

In ritardo di condizione

Lukaku non è al top ed in certi frangenti è fin troppo evidente. Non dimentichiamo che ha saltato quasi per intero la preparazione estiva e quando è arrivato ad Appiano Gentile, Conte gli ha predisposto un piano di lavoro che gli permettesse di scendere in campo nel più breve tempo possibile, perché il giocatore è fondamentale alla sua chimica di gioco. Il tecnico salentino sapeva bene, però, che affrettandone l'utilizzo avrebbe corso il rischio di non farlo rendere al massimo, oltre che andare incontro a qualche problema fisico tipico di un giocatore muscolare ancora in 'rodaggio'. Ad oggi l'attaccante belga ha compensato il gap con la sua determinazione ed ha saputo rendersi molto utile tatticamente: dopo un'estate di lavoro senza punte di peso, Conte non avrebbe mai rinunciato ad averlo a disposizione per i primi impegni ufficiali, ma Lukaku oggi è una macchina che deve ancora essere messa a punto.

l paragoni celebri

Però è anche vero che si tratta dell'acquisto più oneroso dell'intera storia nerazzurra, anche se è ovvio che le cifre di un tempo dovrebbero comunque essere 'attualizzate' con i folli parametri del calcio moderno. Pensate che secondo i calcoli di Playratings oggi Ronaldo costrebbe all'incirca 430 milioni di euro. Altra storia... tornando invece a Lukaku è evidente che parte dell'affamato popolo interista si attendesse quel fuoriclasse sontuoso in grado prendere il pallone, scrollarsi due o tre avversari come mosche e concludere a rete, come facevano il citato Ronaldo o Adriano, dotati di una cifra tecnica straordinaria, oppure il panzer Karl-Heinz Rummenigge o Lothar Matthaeus che attaccante non era, ma nessuno dei tifosi più maturi ha dimenticato le sue devastanti progressioni ed il suo tiro al fulmicotone.

Il belga non è questo tipo di giocatore e la maggior parte delle critiche gratuite via social al suo indirizzo arrivano da gente che non lo aveva mai visto giocare se non in qualche highlight su YouTube.

Il Cobra diventato ramarro

Dopo la partita con la Juve, invece, i paragoni di alcuni interisti comprensibilmente adirati per aver perso il primato in classifica hanno tirato in ballo Darko Pancev. Dalle parti di San Siro, il Cobra che la Gialappa's trasfigurerà in un meno letale 'ramarro' è sinonimo di 'bidone', ma ad onor del vero il centravanti macedone vinse tutto con la Stella Rossa anche e soprattutto a livello internazionale, terminale offensivo di una squadra di fenomeni: alla fine le stagioni all'Inter sono le uniche deludenti della sua carriera ed in particolare la prima lo 'marchierà' indelebilmente nella sua impalpabile esperienza italiana.

Lukaku non è Ronaldo, ma non è nemmeno Pancev che per caratteristiche è molto più simile a Mauro Icardi, classico centravanti vecchia maniera molto più avvezzo a finalizzare che a contribuire al gioco corale della squadra.

Dall'Everton all'Inter, passando per il Manchester United

In Inghilterra ha segnato tanto, ma in fin dei conti le stagioni più prolifiche di Lukaku in Premier League sono quelle con l'Everton il cui gioco sfruttava parecchio le ripartenze dando modo al belga di liberare la sua possente progressione. Diverso il modo in cui veniva impiegato al Manchester United così come oggi all'Inter, squadre che cercano maggiormente la manovra corale alla quale però il giocatore di origine congolese è perfettamente funzionale.

La sua prestanza fisica garantisce il presidio del reparto, lotta con i difensori quando gli arrivano palloni difficili da gestire ed ha dimostrato una certa intesa con i compagni dell'attacco con cui ama dialogare. Ad oggi, nonostante non sia ancora in condizione ideale ed abbia lamentato qualche piccolo, ma fastidioso infortunio, ha dato il suo contributo e non è certamente un 'caso' o un 'oggetto misterioso'.

I mal di pancia degli 'icardiani'

Il problema a cui sta andando incontro, piuttosto, non è di natura tattica o tecnica, ma è di 'paragone'. Ha ereditato maglia e ruolo da Icardi che a Milano ha segnato tanto e l'addio dell'argentino ha lasciato l'amaro in bocca a numerosi interisti dichiaratamente 'icardiani', in una maniera così struggente che oggi costoro sembrano quasi attendere un singolo passaggio errato di Lukaku per poter esaltare le doti dell'ex capitano con un nostalgico 'se ci fosse stato Mauro...'.

Doti che Maurito possiede, ma sono semplicemente diverse da quelle del belga. Chiariamo un concetto, il leitmotiv social su Lukaku che ' deve dimostrare di...' è surreale: ci chiediamo cosa debba dimostrare un attaccante che in Premier ha messo a segno oltre 100 gol, in quello che a tutti gli effetti è il campionato più competitivo del mondo o che in nazionale belga ha segnato più reti di Paul Van Himst e detiene il record di marcature all times con la maglia dei Diavoli Rossi. Probabilmente non ha le caratteristiche per mandare in visibilio la tifoseria, quelle forse non le avrà mai, ma di qui a dipingerlo come 'flop' dopo appena sette gare di campionato ne passa, fermo restando che nemmeno Icardi è Ronaldo, Mazzola, Bonsinsegna, Altobelli o Milito, nonstante sia tra i marcatori più prolifici dell'ultracententaria storia nerazzurra.

Ma il mondo al tempo dei social è bizzarro ed il calcio, in quanto sport di massa, è fin troppo coinvolto in questa malabolgia di presunti esperti. Che poi un popolo di allenatori lo siamo sempre stati, anche quando i commenti si facevano solo in ufficio o al bar.