Il centro sinistra di Matteo Renzi ha vinto con un risultato soddisfacente, però è pur vero che non potrà dichiararsi totalmente appagato. Cinque delle sette Regioni conquistate sono state una buona notizia per il premier, ma la perdita della Liguria, ora finita nelle mani del centrodestra, oltre al successo del M5S di Beppe Grillo, che diventa il secondo partito nazionale e soprattutto la sorprendente ascesa della Lega Nord, che conserva e cresce in Veneto e persino nel centro del paese, rappresentano una battuta d'arresto per il presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico.

Dal 40,8% dei voti ottenuti in Europa nel 2014, il centro sinistra scende al 24%.

Le divisioni interne al Pd, che Renzi ha cercato di affrontare finora con il pugno di ferro, hanno pagato un pesante tributo in Liguria, dove ha trionfato un Giovanni Toti (FI) che è apparso comunque sottotono e che ha vinto soltanto per merito della Lega Nord. Questa è stata anche l'unica "rivincita" per l'ex cavaliere Silvio Berlusconi, che vede il suo movimento politico ormai ridotto ai minimi termini e quasi sotto alle due cifre percentuali.

"È la fine della mummia", ha dichiarato Matteo Salvini riferendosi a Berlusconi.

Il leader del Carroccio, di contro, può dichiararsi più che soddisfatto e godere così del suo meritato terzo posto nella classifica dei partiti politici più "amati" dagli elettori. Infatti, dopo il PD e il M5S la Lega Nord risulta il terzo partito nazionale riuscendo, nel contempo, a svincolarsi dalla fama di "partito locale" in quanto ora risulta presente in molte Regioni anche del Centro Italia, ivi compresa quella che viene definita la "rossa Toscana".

Le vittorie di centro sinistra in cinque regioni (Toscana, Umbria, Marche, Puglia e Campania) è una conquista, comunque sia, che sicuramente farà venire un grande mal di testa a Matteo Renzi. In primo luogo perché contribuisce a riaccendere le faide e le lotte interne al PD, in gran parte per via della perdita della Liguria, ma anche a causa delle polemiche nate a causa della famosa lista degli impresentabili stilata dalla commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi.

In secondo luogo perché dal risultato del 40,8%, ottenuto alle europee l'anno scorso, sventolato fino a ieri come un successo tutto personale del premier/segretario Renzi, oggi al PD gli è rimasto un "misero" 24%. Infine, in terzo luogo, perché la figura politica di Matteo Renzi vede calare inesorabilmente il suo carisma, ora è in declino e sarà sempre meno "sereno", perché viene inseguito a ruota dal leader M5S Beppe Grillo che conta ancora di un grande prestigio tra l'elettorato, e da quello della Lega Nord Matteo Salvini che è riuscito a dare una bella accelerata all'agonia di Silvio Berlusconi e al suo movimento ponendosi, nel contempo, quale unico soggetto del centro destra che possa essere credibile e alternativo a Renzi.

Attualmente i soggetti, veramente attori della politica italiana, sono rimasti solamente in tre: Renzi, Grillo e Salvini. Questi ultimi due soggetti sono ben "armati e combattivi", per cui la strada delle riforme di Renzi non sarà, da ora in poi, un percorso di pace e serenità per il premier. Inoltre, la vecchia guardia del PD e le varie divisioni interne, contribuiranno a non far dormire sonni leggeri al presidente del Consiglio. Forse è per questo che, mentre in Italia andava in onda l'Election Day, Matteo Renzi ha deciso di "scomparire" dalla scena politica per fare una visita a sorpresa alle truppe italiane in Afghanistan. Magari i nostri soldati lo avranno consigliato su qualche strategia di difesa da adottare in futuro.