Renzi sta scherzando con il fuoco. Questa è l'opinione della minoranza di sinistra che, dopo l'esito del voto delle regionali, alza la voce e se la prende con il Presidente del Consiglio. Quello che era stato ribattezzato come il 'Partito della Nazione' sembra essere stato ucciso dagli elettori, sia con l'astensionismo, sia con la ripresa del centrodestra e del Movimento Cinque Stelle.
Ora Renzi deve cambiare e l'ultimatum riguarda un tema ben preciso: la scuola. Roberto Speranza non ha dubbi sul sostenere che la 'Buona Scuola' è una riforma che 'ci ha fatto una male terribile, ci ha tolto un sacco di voti'.
Rincara la dose Maurizio Migliavacca, braccio destro storico dell'ex segretario Pier Luigi Bersani che si rivolge a Renzi imponendogli un 'ragionamento sul voto, cominciando in primis dalla scuola. Se Matteo non ci ascolterà, vorrà dire che prepareremo la nostra sfida dentro al Pd'.

DDL Renzi, Nichi Vendola: 'Fermare la Buona Scuola è il primo obiettivo'

Nichi Vendola, segretario di Sel, si allinea con la minoranza PD con un progetto ben preciso, quello di creare un nuovo partito della sinistra: 'Facciamolo, è il momento' questo è lo slogan lanciato da Vendola che dichiara senza mezzi termini qual è il primo obiettivo da realizzare in concreto.
'In questo momento mi preme bloccare la riforma 'buona scuola', un disegno di legge che rappresenta uno sfregio alla cultura democratica del nostro Paese'. 
Se da una parte Vendola si dichiara dispiaciuto dell'acuirsi di questo conflitto all'interno della sinistra che sta provocando una vera e propria opposizione al governo Renzi, dall'altra parte bisogna riconoscere che le cause principali di questa scissione sono da ricercare nelle riforme che hanno riguardato i riferimenti sociali per eccellenza, ossia il mondo del lavoro e quello della scuola'.
Vendola non pensa alle elezioni anticipate, in questo momento l'aspetto prioritario è quello di fermare la 'Buona Scuola' e, per realizzare questo obiettivo, spera di poter contare sull'appoggio sui 'pezzi del PD' che si sono staccati da quel muro apparentemente solido costruito dal Presidente del Consiglio nella prima fase del suo mandato.