Non basta trarre in salvo i migranti dal mare, dalle guerre, da un passato di violenze e povertà ed offrir loro rifugio: "tutto questo", secondo Mons. Galantino, "non è abbastanza per mettere a posto la coscienza nazionale, tali interventi vanno rafforzati al contempo attraverso delle politiche adeguate, che incoraggino l'integrazione all'interno delle comunità e non si fermino alla sola prima accoglienza".

Così si è espresso nei giorni scorsi il Vescovo, scatenando un dibattito che ha coinvolto non solo il Cei e l'attuale Governo, ma anche Matteo Salvini, Grillo ed una parte della politica italiana, a cui era velatamente indirizzata la critica del segretario generale Cei.

Seppur tale dichiarazione è stata "ammorbidita" a pochi giorni di distanza dal settimanale Famiglia Cristiana, secondo cui la frase di Galantino sarebbe stata strumentalizzata e gonfiata all'interno di un discorso molto più ampio sul progetto della Chiesa cristiana, l'attuale situazione in cui riversa l'Italia sul fronte immigrazione necessita comunque di una riflessione approfondita.

L'argomento rappresenta infatti un terreno di scontri e banchetti mediatici non solo per il dibattito politico ed i suoi portavoce più affamati, ma anche in virtù del contributo che il Vaticano e le organizzazioni umanitarie, in primis la comunità di Sant'Egidio, offrono sul tema accoglienza.

"La dichiarazione di Galantino s'inserisce all'interno del disegno cristiano espresso più volte da Papa Bergoglio, ma non si può dire che negli ultimi due anni il Governo si sia completamente disinteressato della questione migratoria", ha così commentato Marco Pacciotti, coordinatore nazionale del Forum Immigrazione Pd. "Probabilmente le dichiarazioni del Vescovo si riferivano ad un discorso più ampio, volto a colpire non solo il Governo Renzi ma un atteggiamento politico diffuso, che lucra sulle disgrazie di gente costretta allo stato d'immigrazione per fuggire da guerre e da soprusi sui principali diritti umani.

Tra questi, innanzitutto, Salvini e Grillo".

Profughi ed immigrati, clandestini, rifugiati e stranieri rappresentano ciascuno uno status legato ad un discorso specifico, singole realtà con delle precise politiche d'intervento e cifre diverse a seconda della situazione di cui si sta parlando. "Rispetto al Governo Maroni, negli ultimi due anni il Governo Letta e Renzi hanno trasformato l'immigrazione da uno stato d'emergenza ad un sistema controllato, garantendo certificazioni, monitorando chi entra e creando un vera e propria macchina amministrativa", ha proseguito Marco Pacciotti. Un meccanismo che, tuttavia, andrebbe anche oliato all'interno dei Comuni ospitanti, attraverso iniziative che stimolino il confronto con i cittadini, il dialogo all'interno della comunità, un'integrazione che quindi superi le carte e vada al cuore della parola "accoglienza".

Forse a questo si rivolgeva la riflessione di Mons. Galantino.

"È giusto che l'Italia tratti questo argomento con la dovuta accortezza, perché siamo coinvolti direttamente per la nostra posizione geografica che favorisce gli sbarchi. Tuttavia, non ci sono i presupposti per trasformare la questione in un caso mediatico", sostiene il coordinatore del Forum nazionale immigrazione, sottolineando che i dati sui flussi migratori in Italia dell'ultimo anno e mezzo contano circa 80mila richiedenti asilo attualmente accolti, "più o meno lo stesso numero che si ha in Olanda, con l'unica differenza che lì la popolazione è di 6 milioni di abitanti, qui di ben 60 milioni".