Mentre il Consiglio di sicurezza Onu ha autorizzato tutte le possibili misure per contrastare l’Isis, in Europa si rincorrono gli allarmi per possibili attentati. Le minacce dell’organizzazione terroristica islamista si fanno sempre più insistenti e a Parigi adesso si teme anche un attacco con armi chimiche. Non va meglio a Bruxelles dove, nonostante i sedici arresti della notte scorsa, l’allarme è al livello più alto e la capitale è praticamente blindata, con scuole e uffici pubblici chiusi.
Ma se l’Fbi ha indicato Roma e Milano in Italia come possibili obiettivi di attentati terroristici, insieme a Londra e Madrid, esiste un rischio alto, anche se almeno in apparenza trascurato, nel Sud dell’Italia.
'Più intelligence'
Lo spiega a Blasting News Italia, il Generale Carmine De Pascale, già comandante del Secondo comando forze di difesa dell’Italia centro meridionale e insulare: “Il Sud è la propaggine della Penisola più vicina alle zone più destabilizzate, come il nord Africa e il mezzo Oriente. E’ chiaro, dunque, che è necessario fare sempre attenzione, la vigilanza deve essere alta almeno come al nord e al centro.
Anzi, si deve considerare che il meridione, proprio in virtù della sua geografia, della sua posizione strategica nel Mediterraneo, può costituire anche una base di gruppi terroristici per attacchi in altre zone. Ecco perché è necessario che ci siano controlli e livelli molto alti di attenzione, non meno di altre parti d’Italia e d’Europa”. De Pascale è stato a capo di diverse operazioni della Coalizione nei più punti più caldi del Medio Oriente, studiando e fronteggiando i gruppi terroristici particolarmente attivi e organizzati in quelle aree. Le sue raccomandazioni sono quelle di “ricorrere a uso più estensivo di reparti militari per controllo del territorio, attenzionare luoghi di culto e moschee, un uso ancora più massiccio di unità militari, non solo per Roma, e servizi di informazione che devono operare attivamente a e interattivamente con i Servizi di altri Paesi”.
Le indagini
Il ministro Alfano ostenta autocontrollo, rassicura gli italiani: possiamo stare tranquilli anche se, corregge il tiro, nessun Paese è a rischio zero. Oggi è scattato il piano speciale di sicurezza previsto per il Giubileo. Intanto si è saputo che uno degli attentatori, prima della strage di Parigi, ha attraversato l’Italia e ha commesso anche una infrazione che gli è costata un verbale. Giusto per tranquillizzare l’Italia sull’efficienza dell’intelligence nostrana. Ma anche dal punto di vista delle indagini, e si passa dagli Interni alla Giustizia, bisogna fare i conti con una struttura giudiziaria che non ha una specifica area esclusivamente dedicata al terrorismo e alle sue estensioni.
Le sezioni antiterrorismo, infatti, sono comprese nelle attività delle Dda, che sono le Direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo, presenti nei 26 distretti delle Corti d’Appello e i cui compiti sono regolamentati dall’articolo 51, comma 3 bis del Codice di Procedura Penale. Ora, in un Paese nel quale l’attività delle organizzazioni criminali è fortissima e molto radicata, si può immaginare il carico di lavoro che già grava su questi organismi anche senza considerare le cellule terroristiche che potrebbero essere presenti nella penisola. Alle indagini su mafia, camorra e ndrangheta, bisogna aggiungere quelle su falsificazioni marchi, tratta persone, sequestro a scopo estorsione, associazione in tema di stupefacenti, contrabbando tabacco lavorato estero, diritti transnazionali e, infine, il terrorismo. Tutto rovesciato sui magistrati e sul personale in servizio presso le Direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo.