La sentenza del tribunale di Palermo parla chiaro: il doppio stipendio (sindaco e deputata regionale) percepito da Simona Vicari, è illegittimo. Vicari è stata sindaco di Cefalù dal 1997 al 2007 e deputata regionale dal 1997 al 2002. Ora, dopo la sentenza, il comune di Cefalù chiede la restituzione di 208.000 euro corrispondenti alla retribuzione da sindaco nel tempo in cui l'esponente di centro destra è stata in carica.

Intanto Simona Vicari si difende e ai giornalisti dichiara che la legge che istituisce il divieto di cumulo in Sicilia è entrata in vigore nel 2008, mentre il suo mandato da sindaco si è concluso nel 2007, quindi ai tempi non ha violato nessuna legge. La Vicari ha iniziato la sua carriera politica con Berlusconi, per poi passare al nuovo centro destra di Alfano (minacciato ora dai boss corleonesi). Attualmente Vicari è sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico, incaricata prima da Letta e confermata ora dal Governo Renzi.

L'attuale sindaco di Cefalù ritiene giusta la sentenza

Rosario Lapunzina, il sindaco del PD attualmente in carica a Cefalù, non ha perso tempo e ha subito deliberato il recupero forzoso delle somme. "La cattiva amministrazione, frutto anche dell'indebita percezione degli stipendi,  parte dell'ex sindaco Vicari e ha portato al comune una serie di problemi a cui oggi stiamo rimediando. La restituzione dei 208.000 euro servirà a rimettere in sesto il comune che negli anni ha accumulato tantissimi debiti".

Simona Vicari indagata per concorso in falso

La Vicari non è nuova alla cronaca giudiziaria: nel maggio 2015 è stata indagata per concorso in falso. Secondo l'accusa, la Vicari avrebbe spacciato per suoi assistenti i fedelissimi e gli amici di Totò Cuffaro quando andava a trovarlo in carcere.

Cuffaro si trova a Rebibbia per scontare una pena di sette anni per favoreggiamento a Cosa Nostra e se si confermasse che grazie a quegli incontri l'ex Governatore avrebbe curato i suoi interessi con i suoi fedelissimi, la posizione della Vicari potrebbe aggravarsi ulteriormente.