Il governo vorrebbe arricchire le proprie casse tagliando le Pensioni di reversibilità: è questo l'allarme lanciato in questi giorni dal segretario generale dello Spi – Cgil Ivan Pedretti, che dalle pagine dell'huffington post parla di un disegno di legge in discussione in commissione lavoro della Camera dei Deputati che andrebbe ad incidere sul diritto alla pensione di reversibilità.

Con il termine pensione di reversibilità, si intende il trattamento riservato ai superstiti del pensionato deceduto, parliamo di contributi regolarmente versati nell'arco della propria vita lavorativa. La pensione ai superstiti spetta principalmente: al coniuge, ai figli, ai nipoti minori, interessando una platea di oltre 3 milioni di italiani.

Un argomento delicato, visto che spesso l'assegno di reversibilità costituisce la forma di reddito principale per tutte queste famiglie.

Ecco cosa potrebbe cambiare

Con il disegno di legge, la pensione di reversibilità sarà considerata come una prestazione assistenziale e non più previdenziale.

Questo significa che per potervi accedere sarà utilizzato come parametro l'isee (indicatore della situazione economica equivalente) e quindi il reddito della famiglia, andando ad abbassare così notevolmente il numero delle famiglie che ne potranno usufruire.

Con l'isee si misura il reddito dell'intero nucleo familiare, compresi i beni mobili ed immobili, così potrà capitare che se la vedova vive nella casa coniugale, rimarrà con la sua casa ma senza poter usufruire della pensione del suo defunto marito.

Una situazione difficile, che andrà ad incidere in particolar modo sulle donne, principali beneficiarie, avendo una vita media più lunga rispetto a quella degli uomini.

La risposta del ministro Poletti

Non si è fatta attendere la risposta del ministro del lavoro Giuliano Poletti, che ha replicato alle accuse dei sindacati.

“Una polemica totalmente infondata”, è stata questa la replica del ministro, sottolineando come lo scopo della riforma è quello di eliminare gli sprechi. L'obbiettivo è anche giusto, ma bisogna stare attenti prima di intervenire su una materia così spinosa nel nostro Paese, in cui molte famiglie sono monoreddito.

Intanto i segretari generali delle tre principali sigle sindacali: Cgil – Cisl e Will hanno inviato una lettera al governo per sollecitare una discussione sul tema.

Il confronto politico è appena iniziato, ma si spera che ci possa essere un ripensamento da parte del governo.