Un nuovo comunicato congiunto di Russia e Stati Uniti riafferma la volontà di entrambe le potenze, co-presidenti del Gruppo Internazionale di Sostegno alla Siria (ISSG), di rafforzare l’impegno per la cessazione delle ostilità, soprattutto nelle aree colpite maggiormente dalle violazioni della tregua. Due sono i punti salienti della dichiarazione: l’impegno di entrambe le nazioni a esercitare le pressioni necessarie sugli schieramenti da loro supportati per evitare nuovi scontri nelle zone con alta presenza di civili, e la volontà di creare una vera e propria linea di demarcazione fra i territori controllati dai gruppi che partecipano alla tregua e ai colloqui di Ginevra e quelli controllati dai gruppi che fanno parte dello Stato Islamico e di al-Qa’ida.

In teoria

Le trattative che dovrebbero portare verso la fine delle ostilità e la creazione di un nuovo governo di unità nazionale sembrano fare piccoli progressi. Nelle ultime ore Russia e Stati Uniti hanno preso l’impegno di lavorare con le controparti locali da loro appoggiate, rispettivamente il governo di Damasco e i gruppi dell’opposizione, per ridurre al minimo gli scontri armati nelle zone residenziali e per isolare i territori sotto il controllo di gruppi terroristici. Nel comunicato congiunto viene sottolineata la volontà comune di “intraprendere tutti gli sforzi necessari al fine di raggiungere un’interpretazione condivisa delle minacce poste dall’ISIL (lo Stato Islamico ndt) e dal Fronte al-Nusra (il gruppo terrorista che si rifà ad al-Qa’ida ndt), delimitare i territori sotto il loro controllo, e poter valutare come affrontare con decisione la minaccia che l’ISIL e il Fronte al-Nusra rappresentano per la Siria e per la sicurezza internazionale”.

Inoltre, dalla co-presidenza, viene rivolto un appello alle parti in causa affinché “si ponga fine a tutti gli attacchi indiscriminati contro i civili, comprese le strutture civili e le strutture mediche”.

In pratica

Ora però bisognerà passare dalla realtà ai fatti. Ne è consapevole il segretario di stato USA John Kerry che arrivando a Parigi per l’incontro con la sua controparte francese Jean-Marc Ayrault ha dichiarato: “Queste sono solo parole su un pezzo di carta. Non sono fatti…Abbiamo la responsabilità di rendere effettivo questo impegno con l’opposizione, e Russia e Iran hanno la responsabilità di assicurarsi che il regime di al-Assad rispetti l’impegno”. Come riportato dalla agenzia siriana Sana, anche il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, dopo un colloquio telefonico con il responsabile degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ha sottolineato l’impegno e la necessità che l’ISSG “dia particolare importanza all’implementazione delle risoluzioni internazionali e si concentri sulla lotta contro le organizzazioni terroristiche, soprattutto l’ISIS e il Fronte al-Nusra”.

Nella realtà, però, c’è il rischio concreto che queste dichiarazioni siano viste con diffidenza dagli attori locali e dalle potenze mediorientali. Entrambi, infatti, temono che l’accordo fra Russia e Stati Uniti disegni una nuova Siria, creata più in funzione degli interessi internazionali che di quelli domestici e regionali.

La retorica

Date le abilità retoriche di regime e opposizione, ma anche di Russia e Stati Uniti, si corre il rischio, come anche il think-tank geopolitico Limes segnala, che tutte le dichiarazioni d’intenti finiscano per essere strumenti, utili a guadagnare tempo e servano la strategia del mantenimento dello status quo. Se dovesse essere quest’ultima ipotesi quella più realistica, allora saremo di fronte a una nuova stagnazione politica che andrebbe a tutto vantaggio di chi vuole che la Siria rimanga nel caos.