Virginia Raggi è diventata sindaco di Roma. La prima donna al Comune della capitale è nata politicamente nel Movimento Cinque Stelle, fondato dal comico Beppe Grillo. Con il 67,2% dei voti, ha sorpassato nel secondo turno il candidato del Partito Democratico, Roberto Giachetti, sostenuto dal premier Matteo Renzi. Anche nella città di Torino il partito tradizionale di sinistra è stato sconfitto da un’altra donna del Movimento Cinque Stelle: Chiara Appendino.
Il sindaco del Pd, Piero Fassino, ha perso con il 45,44% contro il 54,56% della candidata Cinque Stelle. Fino a questo momento, il movimento di Grillo gestiva solo piccoli comuni, come quello a Parma. Ora ha in mano la capitale italiana.
Già nel primo turno, Renzi aveva insistito nel dire che le elezioni comunali non rappresentavano un test per il suo governo né per il Partito Democratico. “Si parla di sindaci - ha ribadito il presidente del Consiglio - di chi deve mettere a posto le strade, non di chi sta al governo (…) Stavo quasi in pensiero che la minoranza non avesse un pensiero critico verso di noi, ma è legittimo.
Non siamo un'azienda privata, non rispondiamo alla Casaleggio e associati o alla realtà di Milano o di Roma, siamo una comunità e quindi discutiamo, nel merito”. Così Renzi adesso punta alle riforme e il referendum costituzionale del 2 ottobre sembrerebbe un altro appuntamento ai seggi per misurare cosa sta facendo al potere.
La vera sfida
Per Andrea Camaiora, spin doctor esperto in comunicazione di crisi e litigation pr, l'esito elettorale, in 19 ballottaggi su 20 a cui partecipano i grillini, consegna il successo ai candidati del Movimento 5 Stelle: “Nella Capitale e in una storica città di sinistra del nord Italia, Torino, che è stata per anni riferimento della parte produttiva del Paese, si affermano candidati pentastellati”.
L’analista spiega che il trionfo - come scrivono alcuni giornali - è però anche la sfida più grande. Un conto è criticare l'operato di chi fa il sindaco, un altro è amministrare.
Il grande sconfitto: Renzi
Non ci sono dubbi però che il grande sconfitto di questo voto è Renzi, che schiva la débâcle solo grazie alla vittoria, peraltro risicata, del suo candidato Sala a Milano: “Nei centri medi si afferma il centro destra: Trieste, Savona, Grosseto, Benevento, Brindisi. In quest'ultima città, vince l'esperimento guidato contro Forza Italia da Conservatori e Riformisti, movimento politico fondato da Raffaele Fitto: le primarie indicano una candidata, Angela Carluccio, che prima batte il candidato di Forza Italia e Fratelli d'Italia e che poi si afferma al ballottaggio nella città che fu di Domenico Menniti”.
Verso il referendum costituzionale
E cosa può cambiare dopo questo voto? Secondo Camaiora le elezioni hanno dimostrato che il ‘tutti contro Renzi’ premia e quindi è a rischio in ottobre la conferma della riforma costituzionale voluta fortissimamente dal capo del governo. “Entriamo in una fase politica inevitabilmente più dura, cattiva, spregiudicata, perché Renzi (e non solo lui) dovrà tirare fuori le unghie. Una doppia vittoria delle posizioni di Cinque Stelle e Lega, con l'affermazione del No al referendum, potrebbe portare a elezioni politiche nella primavera del 2017 e alla vittoria di un populista - leghista o grillino - nelle urne. La storia d'Italia è a un crocevia mai incrociato prima”, ha detto.