Alla vigilia del dibattito parlamentare, il primo ministro turco Binali Yildirim ha deciso di ritirare la controversa proposta di legge che depenalizzava lo stupro sui minori, in caso di successivo matrimonio. In Turchia l'età necessaria per sposarsi è 18 anni, ma i matrimoni con donne nettamente più giovani di questa soglia sono all'ordine del giorno, soprattutto nella parte sud-orientale del Paese, tanto da far denunciare alla comunità internazionale il fenomeno delle spose bambine (spesso vendute dalle stesse famiglie, troppo povere per sfamarle) la metà di esse muore la prima notte di nozze per la brutalità dei rapporti a cui vengono costrette.
Il partito di governo, di ispirazione religiosa, l'Akp, aveva lanciato una proposta di legge che permetteva la decadenza di tutte le accuse penali nel caso un atto sessuale su un minore fosse accompagnato, successivamente, dalla stipulazione di un matrimonio formale. La proposta era stata discussa in prima battuta nell'assemblea di Ankara giovedì 17 novembre. Da quel giorno le piazze del Paese, Istanbul, Trebisonda, Smirne, sono state prese d'assedio da migliaia di manifestanti in aperta opposizione al governo, che hanno strappato la legge e urlato slogan contro il l'Akp. La notizia si è diffusa in fretta sui social network, dato che questa sarebbe stata la seconda depenalizzazione in Turchia, già a luglio il governo aveva abolito la definizione di "abuso sessuale" per qualsiasi atto sessuale su minori di 15 anni.
La petizione contro questa approvazione aveva raggiunto le 600 mila firme in pochi giorni.
L'opposizione politica, le Ong e la comunità internazionale si erano scagliate contro questa proposta, accusando il governo turco di tornare al matrimonio riparatore, una pratica aberrante abolita 50 anni fa. Nonostante le difese alla proposta di legge da parte del primo ministro, secondo cui questa avrebbe permesso di regolarizzare i rapporti consensuali fra un maggiorenne e un minorenne, senza ricorrere a dure sanzioni penali, le proteste avevano sommerso il Paese. La Turchia era stata accusata di legittimare lo stupro su minori, tanto da provocare anche le ire di una organizzazione no profit la cui presidentessa è la figlia del presidente turco Recep Tayyp Erdogan.