La vita di Matteo Renzi è decisamente cambiata da quando ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio, da quel 4 dicembre che ha segnato irrimediabilmente la sua sconfitta di fronte all'esito del referendum costituzionale.
L'ex premier, comunque, e a prescindere dalle lotte intestine al PD, ha più tempo a propria disposizione e lo dimostra l'intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui ha confessato di aver finalmente trovato il tempo per coltivare i progetti che ha avuto sempre nel cuore.
Ultime notizie scuola, domenica 19 febbraio: Renzi professore a Stanford 'E' un sogno che si realizza'
'Vivo una fase bellissima, riesco ad avere più tempo per me stesso e per la mia famiglia - ha confessato Matteo Renzi - invece chi mi stava vicino per interesse si è allontanato.'
E i suoi progetti iniziano a concretizzarsi visto che l'ex Presidente del Consiglio, nei giorni scorsi, ha concluso un accordo con la celebre Università americana di Stanford, una delle più prestigiose degli Stati Uniti, per tenere una serie di lezioni ai ragazzi nella sua sede a Firenze. Dunque, Matteo Renzi diventerà 'professore' per conto dell'università californiana, la cui sede principale si trova nella Contea di Santa Clara, a circa sessanta chilometri da San Francisco.
Un sogno, come Matteo Renzi lo ha definito, che finalmente potrà divenire realtà: l'ex sindaco di Firenze, a questo proposito ha sottolineato come anche gli atenei italiani debbano porsi come obiettivo quello di imitare il modello universitario statunitense.
Matteo Renzi 'Vivo una fase bellissima', consigli dalla moglie Agnese?
Insomma, per Renzi inizia una nuova carriera come 'insegnante' e chissà se la moglie Agnese si sentirà in dovere di dargli dei consigli su come preparare le lezioni e come illustrarle agli studenti. Chissà cosa ne penserà, invece, il mondo della Scuola che, lo scorso 4 dicembre, ha avuto modo di 'vendicarsi' contro la sua Buona Scuola: di certo, il suo 'stipendio' e la sua attività come professore non possono essere paragonati a quelli dei migliaia e migliaia di docenti della scuola pubblica italiana.