Muktar Ablyazov, il miliardario oppositore del regime del presidente Nazarbaev in Kazakistan - noto in Italia per il caso del ‘rapimento’ della moglie Alma Shalabayeva da parte delle nostre forze dell’ordine - accusa il governo italiano, e in particolare l’ex ministro degli Interni Angelino alfano, di essere stati al corrente del blitz illegale avvenuto nel maggio del 2013 in una villa di Casal Palocco, alle porte di Roma.
Ablyazov, che fa anche i nomi di Berlusconi e Prodi, racconta al Fatto Quotidiano di non avere le prove di ciò che afferma, ma di esserne sicuro perché in contatto con fonti affidabili. Ma procediamo con ordine. Martedì 21 marzo scorso le commissioni Affari costituzionali e Affari esteri della Camera dei Deputati approvano un emendamento che sopprime, di fatto, la proposta di legge avanzata dalla Lega Nord con cui si sarebbe dovuta istituire una Commissione parlamentare di inchiesta per far luce sui nomi dei responsabili del caso Shalabayeva. Pd, Forza Italia e Ncd hanno deciso di insabbiare la questione.
E Ablyazov ha deciso di parlare.
L’intervista di Ablyazov
Ablyazov considera la decisione presa dal parlamento italiano una “ulteriore prova della natura politica di questo scandalo”, ma confida nelle capacità degli inquirenti italiani di stabilire esattamente “come i responsabili italiani abbiano cospirato con i diplomatici kazaki” per rapire sua moglie e sua figlia (da tempo riportate in Italia dopo l’esplosione dello scandalo). Secondo il dissidente politico, a cui gli uomini di Nursultan Nazarbaev danno la caccia da anni, Angelino Alfano doveva essere per forza informato del blitz di Casal Palocco perché, afferma, anche se “non ho in mano prove concrete che Alfano abbia aiutato il regime kazako, so come lavora e come funziona questo regime”.
I servizi di sicurezza kazaki, a suo modo di vedere, non si sarebbero mossi “senza approvazione di alto livello”.
“Ad alto livello come Alfano?”, domanda il giornalista. E lui, deciso, risponde secco: “Sicuramente non di livello più basso”, con lui ci sarebbero stati sicuramente dei peregovory (negoziati ndr). Ma Ablyazov non ne ha solo per il leader della neonata Alternativa Popolare e ammette di non dubitare che “Berlusconi in qualche modo abbia partecipato”. Bisogna ricordare che il capo di Forza Italia all’epoca dei fatti era presidente del Consiglio, nonché ‘intimo’ amico di Nazarbaev. Ablyazov ribadisce di non avere prove, ma precisa di conoscere molto bene ministri ed alti funzionari del suo paese, abituato ad utilizzare le maniere forti anche per risolvere questioni internazionali.
La contropartita per la collaborazione delle autorità italiane alla extraordinary rendition della Shalabayeva sarebbe stata, aggiunge Ablyazov, la chiusura di grossi affari per l’Eni o, comunque, nel settore del gas. Il dissidente kazako non vorrebbe fare nomi ma, oltre a quello del Cavaliere, quando gli viene chiesto del ruolo di Romano Prodi risponde sibillino: “Prodi è un consulente di Nazarbaev”. Dopo queste accuse-illazioni di pietra, il finale dell’intervista è più morbido perché Ablyazov ‘scagiona’ la giustizia italiana che ora consente alla moglie e alla figlia di vivere serenamente nel nostro paese. Ma il polverone politico che ha alzato resta.