Sorrisi, strette di mano e promesse, tutto questo dopo le 'bordate' della vigilia. La politica è anche questa e non ci si poteva certo attendere qualcosa di eclatante dal primo incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin. Quel che sembra certo è che le posizioni e la visione sulla politica estera, da parte dei presidenti di Stati Uniti e Russia, restano distanti. Non è un incontro formale a margine di un forum mondiale come il g20 di Amburgo che può risolvere di punto in bianco le questioni internazionali.
Putin: 'Felice di conoscerla'
"Le telefonate non sono mai sufficienti e, pertanto, sono felice di conoscerla", ha esordito Vladimir Putin stringendo la mano al suo omologo statunitense, aggiungendo inoltre che "se vogliamo risolvere le questioni bilaterali ed i più urgenti problemi dell'agenda internazionale, servono incontri personali. Spero in proposito che l'incontro di oggi produca risultati positivi". Questo è stato detto nella prima parte dell'atteso vertice bilaterale USA-Russia, dove certamente il leader del Cremlino, ben abituato a queste riunioni, è sembrato più a suo agio con la stampa.
Il resto del colloquio, al quale hanno preso parte il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ed il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, si è svolto in forma privata.
Le posizioni espresse dai due leader
Al suo debutto assoluto al meeting dei '20', Trump è stato perfettamente in linea con il suo stile. Le sue intenzioni erano state anticipate da un Tweet, dove non aveva fatto alcuna distinzione d'importanza in merito agli incontri con Putin e con gli altri leader mondiali. "Con tutti, compreso l'incontro con Putin, c'è molto da discutere. Rappresenterò il nostro Paese e lotterò per gli interessi dell'America, le Fake News Media non mi copriranno mai con esattezza, ma a me non importa.
Faremo ancora grande l'America". Da parte di Vladimir Putin era invece partita una 'stoccata', nemmeno tanto velata, quando ha sottolineato che "la Russia è contraria al protezionismo che sta crescendo nel mondo. Le limitazioni finanziarie (ovvio riferimento alle sanzioni economiche hanno colpito anche il suo Paese, ndr) sono meccanismi politici che servono solo ad eliminare i concorrenti sul mercato e comportano le riduzioni dei legami commerciali. In realtà generano soltanto perdita di fiducia reciproca e strappano il tessuto dell'economia mondiale". Il bastone e la carota sono un pò le armi diplomatiche preferite dal presidente russo che ha sorpreso un pò tutti schierandosi apertamente dalla parte della Germania, e dunque dell'Unione Europea, nell'attuale querelle con gli Stati Uniti legata al commercio internazionale.
"Condividiamo le priorità tracciate dalla presidenza tedesca e siamo pronti a promuoverle". La più sorpresa, a quanto pare, è stata proprio Angela Merkel. Ma anche Cina e Giappone avevano in precedenza condiviso la posizione di Berlino: certamente notizie non buone per Donald Trump.
Ciò che divide Russia e Stati Uniti
In realtà, la Casa Bianca ed il Cremlino non potrebbero essere più distanti, al di là delle frasi di circostanza date in pasto alla stampa. La Siria è lo scacchiere dove si gioca la partita più importante, le minacce di ritorsioni militari nei confronti dell'attuale governo di Damasco sono soltanto il modo rude, da parte di Trump, per esercitare pressioni sulla Russia che, ormai da mesi, è in cabina di regia di tutta la questione.
Nella martoriata terra siriana è in atto un braccio di ferro dal quale dipendono le future influenze in un'area chiave come quella mediorientale. L'unico punto a favore degli Stati Uniti è l'azione militare contro l'Isis che, ad onor del vero, è anche l'unico elemento che giustifica la presenze delle forze armate americane in Siria. Sulla Corea del Nord, Trump minaccia fuoco e fiamme, ma difficilmente farà qualcosa di azzardato come scatenare una guerra contro il piccolo Stato comunista. Le posizioni di Russia e Cina, geograficamente vicine all'area di crisi, sono ferme sulla soluzione diplomatica. "Il problema nucleare nordcoreano è molto grave - ha detto Vladimir Putin, a margine di un incontro con il presidente sudcoreano Moon Jae-in - ma occorre mantenere il sangue freddo e risolvere la cosa in maniera pragmatica".