Mancano davvero pochi giorni alle Elezioni politiche del 4 marzo e moltissimi cittadini italiani sono alla ricerca di informazioni, non soltanto sui programmi elettorali per decidere per quale lista o partito votare, ma anche per capire meglio come si vota e come funziona il nuovo sistema elettorale (il cosiddetto Rosatellum bis) con il quale si vota per la prima volta. Un sistema in effetti assai complesso, misto fra proporzionale e maggioritario, ma con almeno un elemento piuttosto chiaro: lo sbarramento per accedere alla ripartizione dei seggi nella quota proporzionale è fissato ugualmente per tutti al 3%, su base nazionale, sia alla Camera che al Senato.
Sbarramento al 3%, ecco come funziona per chi corre da solo e invece per chi lo fa in coalizione
Cosa succede ai voti dei partiti che non superano il 3%? Dipende essenzialmente da un fatto molto semplice: se la lista in oggetto fa parte di un'alleanza con altri partiti oppure se invece corre da sola.
Nel caso in cui, a non superare la soglia del 3% sia una lista che corre da sola, è piuttosto evidente che tutti i voti vanno persi, ossia non contribuiscono all'elezione di nessun parlamentare. Peraltro non è neanche più previsto, per la prima volta, il cosiddetto "rimborso elettorale", che fino a qualche anno fa dava diritto a 1 euro all'anno per ciascun voto valido a tutte le liste che, pur non avendo eletto alcun parlamentare, superavano almeno l'1% dei voti, garantendo così a molti partiti minori almeno un piccolo "paracadute" economico.
Tutto ciò non esiste più, essendo cambiato il sistema di finanziamento ai partiti. Insomma chi corre da solo e non ottiene il 3% dei voti non avrà alcun beneficio né in termini di rappresentanza, né sul piano finanziario.
Nel caso in cui invece a rimanere solo il 3% sarà una lista che corre in coalizione con altre il quadro è un bel po' diverso. Occorre infatti suddividere le possibilità in due casi distinti: se la percentuale ottenuta è addirittura inferiore all'1% dei consensi, effettivamente i voti di quella singola lista vanno del tutto perduti sul piano della rappresentanza (quindi come sopra) e neanche la coalizione può beneficiarne. Se invece il risultato di una singola lista "alleata" è più alto e oscilla fra l'1% e il 2,99%, i suoi voti verranno distribuiti alle altre liste coalizione che abbiano superato la soglia, proporzionalmente in base alla percentuale ottenuta da ciascuna.
Nel caso limite, ma effettivamente possibile, in cui dentro a una coalizione una sola lista riuscisse a ottenere un risultato consistente e le altre rimanessero invece fra l'1 e il 3%, pertanto tutti i voti dati a queste liste minori è come se fossero stati dati direttamente al partito più grande.
Va poi precisato che la legge elettorale prevederebbe pure uno sbarramento al 10% per le coalizioni, anche se all'atto pratico a queste elezioni 2018 nessuna delle sole due coalizioni presenti dovrebbe avere il problema di raggiungere tale soglia e quindi è superfluo entrare nel dettaglio tecnico di questo aspetto.
I partiti 'alleati' che non raggiungono il 3% rimarranno privi del tutto di rappresentanza parlamentare? Non è così
Finora abbiamo parlato solo della parte proporzionale, ma come sappiamo nella quota uninominale le varie coalizioni esprimono candidati unici nei vari collegi di Camera e Senato, indipendentemente dal partito di provenienza. Per intenderci nei centinaia di collegi in giro per il paese un elettore di centrodestra più trovarsi a votare indistintamente nell'uninominale un esponente di Forza Italia, della Lega, di Fratelli d'Italia o di Noi con L'Italia-UdC, così come invece un elettore di centrosinistra può ritrovarsi un candidato del PD, di Civica Popolare, di +Europa o di Insieme: il tutto a seconda di come i vari partiti si sono accordati prima del deposito delle liste.
E risulta chiaro che i leader nazionali di tutte queste formazioni sono candidati in collegi ritenuti piuttosto "blindati" al fine di avere più probabilità di essere eletti. In sostanza, anche se qualcuna delle liste "coalizzate" rimanesse ben al di sotto al 3% nel proporzionale, quasi certamente alcuni dei suoi esponenti si ritroverebbero eletti grazie al voto dell'intera coalizione nell'uninominale: insomma almeno una manciata di parlamentari non dovrebbero mancare a nessuno dei partiti che corrono in una coalizione. Una sorta di "paracadute" di cui non possono usufruire invece i candidati delle liste che gareggiano autonomamente.