Mancano ancora oltre tre settimane alle Elezioni politiche del 4 marzo, ma ci sono già alcuni candidati che hanno espresso la propria intenzione di dimettersi immediatamente dopo l'insediamento delle nuove Camere. Stiamo parlando in particolare di tre esponenti del M5S, tra i quali due parlamentari uscenti. Vediamo meglio di chi stiamo parlando, quali sono le motivazioni di tale scelta e come mai alla resa dei conti non sarà facile per loro dimettersi da parlamentari.
Ecco chi sono i tre candidati M5S pronti a dimettersi subito dopo le elezioni e per quali motivi
Il primo in ordine di tempo ad essere stato in qualche modo "costretto" a fare un passo del genere è stato Emanuele Dessì, candidato al secondo posto per il Senato nel listino proporzionale del collegio Lazio 3. L'uomo già da alcuni giorni ha affermato di dimettersi da Palazzo Madama dopo le elezioni, a seguito di numerose polemiche: in particolare un video in cui lo si vede in palestra insieme a un membro del clan Spada di Ostia, un post su Facebook in cui si vantava di aver "menato un ragazzo rumeno" e l’affitto irrisorio (si parla di appena 7 euro) della casa popolare in cui vive.
Lo stesso Luigi Di Maio lo scorso 3 febbraio ha affermato che il candidato laziale "ha rinunciato alla sua eventuale elezione in Parlamento".
Ma è notizia di queste ultime ore che sono altri due i candidati pentastellati, in questo caso addirittura entrambi parlamentari uscenti, che per ragioni del tutto diverse rispetto a Dessì, hanno affermato di essere pronti a dimettersi subito dopo la propria eventuale rielezione in Parlamento. Si tratta dell'onorevole uscente Andrea Cecconi, candidato alla Camera nelle Marche, e del senatore uscente Carlo Martelli, candidato al Senato in Piemonte, entrambi con grandi possibilità di essere rieletti. I due erano accusati di non aver versato completamente la propria parte del loro stipendio che, in base ai regolamenti interni al gruppo politico pentastellato, sono tenuti a destinare a un fondo istituito dal Movimento: a gennaio infatti Cecconi e Martelli erano stati scoperti a manomettere i documenti sui rimborsi da parte della trasmissione TV Le Iene.
E proprio nella serata di ieri i due hanno affermato su Facebook di essere pronti a firmare le proprie dimissioni dopo le elezioni: dal momento che ormai le liste sono definitivamente presentate in modo ufficiale e non più modificabili.
Insomma i tre candidati a questo punto rimangono regolarmente in corsa per le elezioni politiche e la loro uscita di scena avverrà, secondo i loro propositi, dopo dopo il 4 marzo.
Ecco perché non sarà facile vedere i tre possibili parlamentari dimissionari subito fuori dalle Aule
Ma come saprà chiunque sia informato di come funzionano i regolamenti di Camera e Senato, dimettersi da parlamentare non è però per niente semplice. Innanzitutto va chiarito che non è possibile dimettersi con una banale rinuncia: bisogna farne richiesta formale alla Camera di appartenenza e poi attendere che gli altri parlamentari votino a maggioranza l'accettazione (a scrutinio segreto).
Peraltro vi è la prassi alla prima votazione la Camera competente generalmente respinge le dimissioni, e quindi avvengono almeno due votazioni, anche se in moltissimi casi esse sono molte di più. Fra le motivazioni di queste lungaggini vi è il fatto che i membri degli altri partiti avversari talvolta ostacolano le dimissioni per pura strategia politica e per in qualche modo "indebolire" il gruppo del parlamentare dimissionario. Ricordiamo ad esempio che in questa ultima Legislatura, proprio nel M5S vi è stato Giuseppe Vecciano che ha provato ben cinque volte a dimettersi da senatore senza mai riuscirvi poichè l'Aula di Palazzo Madama ha puntualmente bocciato tale votazioni, al punto da lasciarlo in carica sino a fine del mandato.
Sempre in questa ultima Legislatura era invece stato più facile ottenere le dimissioni ad esempio per il forzista Augusto Minzolini e per l'ex Premier del PD Enrico Letta, che erano riusciti a "liberarsi" dall'incarico parlamentare poche settimane dopo aver manifestato tale volontà.
Come andranno le cose, questa volta, per o vari Dessì, Cecconi e Martelli?