Il Garante della privacy boccia la proposta avanzata da Matteo Salvini di tornare ad utilizzare la dicitura ‘padre’ e ‘madre’ sulla carta di identità dei minorenni, al posto del generico ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, ma il leader della Lega non si dà per vinto e annuncia di voler comunque andare avanti. Era stato lo stesso ministero dell’Interno da lui guidato a chiedere un parere all’Authority presieduta da Antonello Soro circa la possibilità di riformare per decreto la modulistica destinata a contenere i dati anagrafici dei giovani cittadini italiani.

Da qualche tempo, infatti, si è cominciato ad utilizzare la dicitura ‘genitore’ al posto dei più tradizionali mamma e papà. Una innovazione che non è mai andata giù a Salvini.

La reazione di Matteo Salvini: ‘Noi andiamo avanti’

Dunque, come accennato sopra, era stato lo stesso Viminale a chiamare in causa il Garante della privacy circa la possibilità di inserire in un decreto la riforma della carta di identità, tornando a scrivere sul documento le due paroline magiche ‘padre’ e ‘madre’, tanto care al vicepremier, al posto delle fredde e impersonali ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Il 31 ottobre scorso l’Autorità garante per la protezione dei dati personali, guidata dall’ex presidente del gruppo Pd alla Camera, Antonello Soro, ha risposto picche alle richieste del ‘capitano’ leghista rilasciando un parere totalmente negativo.

La reazione di Salvini è avvenuta solo oggi, dopo la pubblicazione delle motivazioni dell’Authority. “Noi andiamo avanti - è esploso Salvini sui social network - non c’è privacy che tenga”.

Le motivazioni del Garante della privacy

La rabbia di Matteo Salvini è giustificata dal fatto che il capo della Lega è desideroso di tornare alla tradizione perché, come ripete spesso, ogni bambino avrebbe diritto ad avere un papà e una mamma, non due genitori dello stesso sesso perché, magari, concepito con un utero in affitto. A questa visione del mondo si contrappone quella del Garante della privacy che ha motivato la sua decisione parlando di “profili di criticità”, per quanto riguarda la protezione dei dati personali, introdotti con la riforma Salvini perché, in molti casi ormai, “la richiesta di una carta di identità per un minore viene avanzata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica 'padre’ o 'madre’”.

Insomma, secondo Antonello Soro, la questione riguarderebbe soprattutto i casi di adozione di qualsiasi tipo, visto che “il dato relativo a uno dei genitori sarà indicato in un campo riportante una specificazione di genere non corretta, non adeguata o non pertinente alla finalità perseguita”. Per concludere, spiega il Garante, la sostituzione di ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’ con ‘padre’ e ‘madre’ non è possibile perché costringerebbe molte persone a dichiarare il falso e andrebbe anche a ledere la privacy dei soggetti interessati.