A Otto e Mezzo si torna a parlare dell’uomo politico del momento, Matteo Salvini, e del presunto rischio di un ritorno dell’Italia al fascismo. A evocare lo spettro del Ventennio fascista è la stessa conduttrice Lilli Gruber la quale, nella puntata andata in onda martedì 11 giugno, chiede direttamente al suo ospite, Marco travaglio, se il “rischio di tornare ad alcune forme del Ventennio” sia “un’urgenza che sentono solo gli intellettuali”.

La risposta del direttore del Fatto Quotidiano arriva immediata e senza tentennamenti. “Non vedo fascismo in arrivo, non vedo nuovi mussolini”, sentenzia Travaglio, aggiungendo però sarcasticamente che “forse a Salvini piacerebbe essere scambiato per Mussolini”.

Marco Travaglio: ‘Mussolini riuscì a mettere insieme il meglio della cultura del suo Paese’

Marco Travaglio non nasconde mai di avere il ‘dente avvelenato’ contro il leader della Lega e non lo fa nemmeno di fronte alle domande della Gruber. Sostiene, infatti, che se Matteo Salvini dovesse riuscire nell’impresa di essere scambiato per Benito Mussolini, “vorrebbe dire che almeno sarebbe riuscito a mettere insieme il meglio della cultura del suo Paese come purtroppo riuscì a fare Mussolini”.

Travaglio invita tutti a leggersi i nomi dei ministri che formavano il governo guidato dal Duce e di metterli a confronto con quelli portati da Salvini nel governo con il M5S: “Ci renderemo conto dell’abisso. Dov’è Giovanni Gentile? Dov’è Alfredo Rocco? Dov’è Federzoni? Dov’è De Stefani? - si chiede ironicamente, citando i nomi di quattro tra i più illustri Ministri che affiancarono Mussolini durante la dittatura - Quelli nel loro campo, dell’economia, del diritto, della filosofia, erano i più grandi del periodo (sorride ndr)”.

‘Salvini ha portato Rixi e Siri, di che stiamo parlando?’

“Mi dispiace, purtroppo Mussolini durò vent’anni anche perché aveva il consenso del meglio della cultura - prosegue poi Travaglio nel suo ardito parallelismo tra la figura del Duce e quella del Capitano - Salvini che cosa ha portato?

Rixi, Siri. Cioè, di che stiamo parlando? Non c’è nessun fascismo in arrivo. C’è un signore che ha vellicato con parole d’ordine mussoliniane gli istinti fascistoidi che ci sono in una piccola, per fortuna, parte della società, ma poi ha preso il 34 e passa per cento. Non sono persone che sono diventate improvvisamente fasciste. Sono persone che votavano fino al giorno prima per il centrodestra cosiddetto liberale, ammesso e non concesso che Berlusconi lo fosse. Votavano Pd, votavano 5 Stelle. Sono persone normali alle quali non gliene frega assolutamente niente del fascismo e sanno benissimo che non rischiamo un nuovo Ventennio mussoliniano. Quello che rischiamo è quello che stiamo descrivendo - conclude la sua analisi il giornalista - cioè un abile propagandista che lavora di rado, che non passa quasi mai dal Viminale, che è sempre in giro e fa 636 chilometri al giorno di campagna elettorale permanente. Non vedo analogie se non in qualche parola che si ripete ma in versione farsesca”.