Discontinuità. È un termine che Nicola Zingaretti aveva usato spesso nel momento in cui doveva presentare l'inteso che il suo Partito Democratico iniziava a costruire con il Movimento Cinque Stelle. Il riferimento era ad una cessazione di politiche come quelle rappresentate dalla linea dura nei confronti delle Ong e dell'immigrazione che erano prerogativa del primo governo, dove lo stampo leghista era ben visibile.
Non sembra andare in quella direzione il decreto sui rimpatri in tempi ridotti a quattro mesi presentato da Luigi Di Maio alla Farnesina. Il provvedimento, secondo quelle che sono le dichiarazioni riportate da Il Messaggero, pare non aver suscitato gradimento in ambito 'dem', ma anzi sembra abbia generato irritazione. Un punto su cui il governo sembra quantomeno avere problemi.
Per Di Maio negli ultimi quattordici mesi poco è stato fatto
Nel corso della conferenza stampa alla Farnesina Di Maio ha avuto modo di ringraziare gli altri ministri che hanno contribuito a dare vita al decreto ministeriale che permette di ridurre i tempi dei rimpatri a quattro mesi.
Il riferimento è stato fatto al Ministro della Giustizia Bonafede ed al Ministro dell'Interno Lamorgese. Prima, affinché si stabilisse se un migrante potesse stare o meno in Italia, era necessario attendere due anni. Nel definire il provvedimento, Di Maio ha sottolineato come si sia tratttato di "un decreto che non urla, ma fa i fatti". Sembra quasi una frecciata a Salvini, ma la volontà di colpire almeno nella dialettica l'ex Ministro dell'Interno diventa evidente nel pasaggio in cui sottolinea come "negli ultimi quattordici mesi è stato tutto fermo sui rimpatri, siamo ancora all'anno zero".
Zingaretti, secondo il Messaggero, sarebbe irritato
Non corre più buon sangue tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega, mentre si immagina, quantomeno al momento, possano essere migliori i vincoli tra i grillini e il Partito Democratico.
Secondo, però, quelle che sono le dichiarazioni riportate da Il Messaggero in area 'dem' ci sarebbe irritazione per le ultime mosse del Ministro degli Esteri. Per Zingaretti il decreto sui rimpatri sarebbe "una bandierina". Una sorta di simbolo da piantare per legittimare "una corsa al provvedimento da rivendicare", "Una competition - secondo le parole riportate da Zingaretti - per lo strapuntino da rivendicare a ogni costo: così non va bene". Parole che sembrano scoperchiare qualche frizione presente nel breve termine, ma che se dovessero diventare più frequenti potrebbero aprire nuovi scenari per l'esecutivo, ricordando come sullo sfondo ci sia un nuovo soggetto politico che si chiama Italia Viva e che sta definendo il suo ruolo all'interno del Parlamento.