Il taglio dei parlamentari è da tempo uno dei punti chiave del programma del Movimento Cinque Stelle. 345 poltrone in meno e cinquecento milioni di risparmio dello Stato, rappresentano un obiettivo che i grillini si erano posti quando governavano assieme alla Lega e lo è anche adesso che il partner non è più il Carroccio, ma il Partito Democratico. Il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, ospite della trasmissione Agorà, ha evidenziato come il momento in cui l'intenzione si tramuterà in realtà è molto vicino, ed allo stesso tempo non ha mancato di tirare qualche frecciata a Matteo Salvini sul fatto che, forse, il governo precedente sia caduto per la poca intenzione della Lega di votare a favore di una sforbiciata del numero di senatori e deputati.
Di Maio e Salvini avevano un buon rapporto personale
Il mese di agosto 2019 che passerà alla storia per quello in cui, per la prima volta, ha rappresentato il capolinea del governo sostenuto da Lega e Movimento Cinque Stelle. A lungo due forze politiche sensibilmente eterogenee hanno provato a lavorare assieme basandosi su un contratto che serviva come bussola rispetto alla direzione politica di due ideologie, in realtà, distanti. In tanti avevano, però, sottolineato come a tenere unito il sottile filo che legava grillini e leghisti c'era anche il rapporto personale tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Oggi, però, che si trovano l'uno all'opposizione dell'altro non mancano le frecciate, come quella che il leader del Movimento Cinque Stelle ha inteso tirare dai microfoni di Agorà al leader della Lega rispetto ai reali motivi che avrebbero spinto l'ex ministro dell'Interno a revocare, di fatto, il sostegno al primo esecutivo presieduto da Giuseppe Conte.
Per Di Maio la Lega non voleva tagliare le poltrone
Luigi Di Maio vanta il prossimo taglio del governo e sottolinea come questo forse, per qualcuno, poteva non essere un orizzonte gradito. Ogni riferimento alla Lega non sembra casuale e, a precisa domanda della conduttrice sui motivi della revoca del sostegno al precedente esecutivo risponde: “Ci sono state una serie di ragioni.
Nessuno mi toglie dalla testa che, quando a noi mancano due ore di lavoro alla Camera e l'ultimo voto prima di tagliare i parlamentari per sempre, questa è una delle ragioni per cui provarono a far cadere il governo”. “Chi - ha incalzato - si fa i conti sui sondaggi per andare a votare perché pensa al partito e non al Paese e pensa anche a quanti parlamentari in più possono prendere”. “Poi - evidenzia Di Maio - noi eravamo quelli delle poltrone. Chi ha provato a far cadere quel governo, l'ha fatto cadere per prendere più poltrone. Noi ne tagliamo 350 lunedì”.