Allo scoccare della mezzanotte, ora italiana, dell'1 febbraio, al termine di un countdown proiettato sulla facciata di Downing Street e sulle scogliere di Dover, il popolo inglese ha festeggiato l'uscita dall'Unione Europea, dopo un cammino condiviso per quasi mezzo secolo; era, infatti, l'1 gennaio 1973 quando l'Inghilterra entrò a far parte dell'allora CEE, insieme all'Irlanda e alla Danimarca.

Migliaia di cittadini inglesi si sono riversati in piazza e per le strade della capitale, mentre il suono virtuale del Big Ben, attualmente in restauro, e la proiezione di luci blu e rosse scandivano l'inizio dei festeggiamenti e la folla intonava l'inno nazionale. Il politico britannico Nigel Farage ha sottolineato l'importanza di questo momento, che sancisce la vittoria della democrazia e della volontà del popolo inglese.

L'addio degli inglesi al Parlamento Europeo

Il discorso di addio pronunciato da Farage a Bruxelles è durato appena quattro minuti ma ha avuto il pregio di evidenziare immediatamente il motivo principale del "divorzio": l'idea iniziale di mercato comune per Paesi differenti ha assunto, nel tempo, una connotazione Politica, "imponendo una bandiera, un inno e un presidente a chi ne aveva già di propri e non aveva nessuna intenzione di adottarne altri".

Farage ha affermato che gli inglesi "adorano l'Europa ma detestano l'Unione Europea" e con essa tutte le istituzioni di potere, la burocrazia e i minuziosi bilanci per singolo stato che essa comporta.

Nella giornata di venerdì 31 gennaio, una quindicina di eurodeputati inglesi ha lasciato la sede del Parlamento Europeo al suono delle cornamuse, sventolando la bandiera della Union Jack, che "finalmente torna a casa".

La protesta della Scozia

Non sono mancate voci di dissenso in territorio scozzese: mentre a Londra si festeggiava, ad Edimburgo si manifestava il rammarico per la Brexit sventolando le bandiere scozzesi e chiedendo a gran voce l'indipendenza dall'Inghilterra; un paio di giorni fa il parlamento scozzese ha, infatti, approvato la richiesta di un nuovo referendum sulla questione.

Cosa cambierà con la Brexit

Gli scenari internazionali che si delineano in seguito all'uscita del Regno Unito dall'UE sono molteplici e ancora abbastanza nebulosi; restano, infatti, da chiarire numerose questioni.

Il processo di separazione dall'UE, iniziato nel 2018, terminerà definitivamente il 31 dicembre 2020. Da quel momento la Gran Bretagna diventerà un paese extra-comunitario a tutti gli effetti: basti pensare che per recarsi nel Regno Unito saranno necessari passaporto e visto turistico. Ma i veri problemi potrebbero sorgere in ambito commerciale e lavorativo: se il governo inglese non giungerà ad un accordo con Bruxelles potrebbero tornare le barriere doganali, con prevedibili conseguenti aumenti dei costi per i settori commerciali più esportati.

Sarà, inoltre, introdotto un regime più stringente di regole per chi decide di rimanere a lavorare nella Gran Bretagna; nessun problema, invece, per gli espatriati regolarmente registrati come residenti fino al 30 giugno 2021, che manterranno gli attuali diritti.