La Brexit è diventata legge questo giovedì, quando la Regina Elisabetta II ha firmato il testo sull'accordo che porterà il Regno Unito a lasciare l’Unione Europea nel giro di poco più di una settimana. Il consenso della Regina era l’ultimo passaggio necessario per portare a compimento il travagliato iter legislativo della Brexit ed è stato accolto con entusiasmo dai parlamentari britannici conservatori.

“A volte sembrava che non avremmo mai tagliato il traguardo della Brexit, ma ci siamo riusciti", ha commentato il Primo Ministro britannico Boris Johnson.

Il 9 gennaio scorso la Camera dei Comuni (la camera bassa) di Londra aveva approvato in sordina il testo sulla Brexit. Questa settimana la Camera dei Lord (la camera alta) aveva aggiunto degli emendamenti, che tuttavia la Camera dei Comuni non ha accettato. Alla fine, la Camera dei Lord ha ceduto, approvando il testo iniziale senza modifiche.

Il voto dell'Unione Europea

La prossima settimana il parlamento dell’Unione Europea si riunirà per approvare l’accordo per l’uscita dell'UK e, salvo imprevisti, alla fine del 31 gennaio la Gran Bretagna sarà fuori dall'UE, a più di tre anni e mezzo dal referendum del giugno 2016, quando gli elettori votarono a favore della Brexit. A lungo i negoziati tra il governo britannico e Bruxelles si erano arenati sull'opposizione dei parlamentari di Londra decisi a contrastare i piani di Johnson e del suo predecessore Theresa May.

Le cose sono cambiate dopo le elezioni del 12 dicembre e la vittoria dei conservatori di Johnson, che ha permesso al governo di scavalcare le obiezioni dei partiti di opposizione.

Le divisioni interne all'UK

Rimangono comunque profonde divisioni. Dopo l’annuncio dell’approvazione della legge, il parlamentare Ian Blackford, leader dello Scottish National Party, ha parlato di una “crisi costituzionale”, sottolineando che i parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord non hanno appoggiato la Brexit.

“Boris Johnson ha calpestato i voti democratici di Edimburgo, Belfast e Cardiff”, ha detto Blackford. I membri dello Scottish National Party sostengono che la Scozia dovrebbe tenere un referendum sull'indipendenza dal Regno Unito, che Johnson rifiuta di autorizzare.

Le prossime mosse di UK e UE

Il Regno Unito e l’UE stanno quindi per entrare in un periodo di transizione di 11 mesi, durante il quale il Regno Unito continuerà a seguire la maggior parte delle norme dell’Unione Europea, ma non avrà alcun potere decisionale all'interno dell’organizzazione.

Durante questo periodo Londra e Bruxelles dovranno avviare negoziati sui loro futuri legami post-Brexit, sbrigandosi a stringere nuove relazioni per il commercio, la sicurezza e una miriade di altri ambiti entro la fine del 2020.

Johnson insiste sul fatto che non accetterà alcun ritardo. Il Regno Unito, inoltre, desidera avviare negoziati su un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti e intende negoziare contemporaneamente con l’UE e gli USA. Parlando al World Economic Forum nella località sciistica svizzera di Davos, il segretario al Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, ha affermato che un accordo con la Gran Bretagna è “una priorità assoluta del presidente Trump e prevediamo di completarlo entro quest’anno”.