Andrea Crisanti è convinto che sia già scattato il conto alla rovescia per decidere quando verrà attuato un nuovo lockdown in tutta Italia, o in alcune sue parti. Intervistato dal quotidiano Il Messaggero, il professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova cita come data di scadenza delle decisioni irrevocabili da prendere sul Coronavirus quella di mercoledì 3 novembre.

A suo parere, infatti, se entro quel giorno i dati sulla diffusione della pandemia non dovessero invertire la rotta, “sarà finita” e si dovrà inevitabilmente decidere per il lockdown.

Crisanti: ‘Lockdown inevitabile se mercoledì non vedremo dati diversi’

Lockdown inevitabile se mercoledì non vedremo dati diversi”. Questo il titolo dell’intervista concessa da Andrea Crisanti. Secondo il medico romano, attualmente docente in Veneto presso l’Università di Padova, le scelte che il governo si appresta a prendere avrebbero le ore contate vista la gravità della situazione della diffusione del coronavirus in Italia.

Sulle chiusure da effettuare saremmo infatti già in netto ritardo, sostiene Crisanti, di almeno due settimane.

Andrea Crisanti: ‘Stiamo inseguendo epidemia speriamo non sia troppo tardi’

O almeno, precisa il microbiologo, in alcune regioni sarebbe stato più giusto e necessario chiudere prima tutte le attività. “Ora stiamo inseguendo l’epidemia, speriamo non sia troppo tardi”, questa la pessimistica affermazione di Andrea Crisanti. Per quanto riguarda il nuovo possibile lockdown, invece, il medico prevede che il governo Conte attenderà la prossima settimana per comprendere se l’ultimo Dpcm “sta dando risultati”. In caso contrario, aggiunge, “saranno inevitabili limitazioni più restrittive”.

‘Si andrà per forza al lockdown’ se la situazione non cambia

Andrea Crisanti fornisce anche il giorno preciso in cui la situazione potrebbe precipitare. Se entro la giornata di mercoledì 3 novembre, afferma, non si vedranno numeri diversi, "sarà finita. Si andrà per forza al lockdown" anche se in una forma meno dura rispetto a quello attuato nella primavera scorsa. Secondo Crisanti poi, un lockdown previsto solo in alcune zone o città del Paese non sarebbe per nulla sufficiente, visto che il coronavirus è ormai diffuso in maniera massiccia in tutta Italia. Questi lockdown regionali, semmai, sarebbero stati “utili due settimane fa”. Certo, il medico non esclude il ricorso a chiusure differenziate per zone, con misure più rigorose da adottare nelle regioni più a rischio. Si potrebbe "differenziare", conclude, ma intervenendo per forza su "macroaree", non decretando zone rosse su territori di militate dimensioni.