La protesi d'anca viene eseguita da più di cinquant'anni e nel corso del tempo è stata migliorata in modo tale da essere oggi considerata una soluzione valida e affidabile sotto ogni punto di vista. Il numero di interventi chirurgici è in continuo aumento, la stima si aggira attorno alle centomila unità annue.

Ricorrere ad una protesi d'anca è dovuto principalmente a tre possibili cause: un eccessivo consumo della cartilagine (osteoartrosi), un malfunzionamento del sistema immunitario (artrite reumatoide), una frattura ossea.

I vantaggi che ne conseguono dall'impianto protesico sono alquanto rilevanti, una miglioria dal punto di vista della qualità della vita e la possibilità di tornare a camminare eliminando la sensazione di dolore.

La protesi sostituisce l'articolazione dell'anca e la sua funzione è di tipo biomeccanico.

Modelli di protesi d'anca ne esistono in commercio una discreta quantità, vengono costruiti in base ai risultati ottenuti dagli ambienti di ricerca e migliorati dallo studio statistico delle casistiche esistenti. A riguardo dei materiali utilizzati esistono precise certezze che vanno a dipendere dalla specifica tipologia di tessuto osseo e dall'età del paziente.

La protesi è costituita da due parti, una componente femorale e una acetibolare, una volta inserite nel corpo del paziente garantiscono il funzionamento grazie alla loro sinergia. All'interno del femore viene inserito uno stelo metallico, solitamente realizzato in titanio, sulla cui sommità viene posizionata una testa in ceramica o in lega di cromo cobalto molibdeno. All'acetabolo del bacino viene fissata una semisfera cava in titanio al cui interno è collocato un inserto in ceramica o polietilene.

In fase chirurgica la parte più difficile riguarda la corretta misura della protesi che si decide di applicare alla parte ossea e per semplificarne la scelta vengono eseguite prove di simulazione al computer riducendone la possibilità di errore.