In un'epoca di e-mail, messaggi di testo, Facebook e Twitter, siamo tutti impegnati a fare diverse cose contemporaneamente. Ma questo costante multitasking ha un prezzo. Ce lo spiega il neuroscienziato Daniel J. Levitin, il quale sostiene come la nostra dipendenza dalle tecnologie ci renda meno efficienti. Con buona pace di quanti si coinvolgono nell’eterna diatriba tra la tipica tendenza al multitasking delle donne e quella meno accertata degli uomini, il risultato sembra essere il medesimo: non giova nè all’uno nè all’altro sesso.
I nostri cervelli, insomma, sono più impegnati che mai. Siamo assaliti dal continuo flusso di dati, fatti, immagini e qualsiasi tipo di informazioni. Cercare di capire quel che realmente ci interessa e dividerlo da quel che è bene ignorare è estenuante. Allo stesso tempo, però, siamo anche impegnati a fare altre cose. Fino a trent'anni fa, infatti, gli agenti di viaggio ad esempio si occupavano delle nostre prenotazioni aeree e ferroviarie, mentre i venditori ci aiutavano a trovare quello che cercavamo nei negozi; ancora, i dattilografi professionali o i segretari aiutavano le persone impegnate con la loro corrispondenza.
Oggi, invece, facciamo la maggior parte di queste cose da soli. Siamo impegnati in 10 compiti diversi, magari parlando con altrettante persone. Figli e genitori, i nostri amici, le nostre carriere, i nostri hobby. Tutto confluisce nel cervello.
Luogo comune vuole che fare più cose contemporaneamente sia un vero e proprio pregio. Ma è giusto quello che il recente studio condotto da Daniel J. Levitin, direttore del Laboratory for Music, Cognition and Expertise alla McGill University, vuole confutare. Il multitasking? Ci rende meno efficienti e comporta, con il tempo, un esaurimento delle funzioni cerebrali. Come lo stesso Levitin afferma: “Si è visto che il multitasking aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, e di adrenalina, l’ormone del 'lotta o scappa', che può stimolare eccessivamente il cervello e causare annebbiamento o pensieri disturbati”.
Il multitasking sarebbe la causa dell’aumento della produzione dell’ormone dello stress, il cortisolo, e dell’adrenalina, che può sovrastimolare il cervello e causare la nebbia mentale o pensieri continui. La “dote” del fare tante cose contemporaneamente, dunque, crea un ciclo perverso che porta il cervello aperdere la concentrazione e ad una costante ricerca di stimoli esterni. A peggiorare le cose, la corteccia prefrontale ha un bias, il che significa che la sua attenzione può essere facilmente dirottata da qualcosa di nuovo, quindi distratta da altro.
Rispondere al telefono, cercare qualcosa in internet, controllare la posta, inviare un SMS. Ognuna di queste cose ha dei centri di ricompensa nel cervello, il che provoca uno “scoppio” di oppioidi endogeni, tutto a scapito della nostra permanenza sul compito.
E’ un po’ come la ricompensa della caramella che si fa con i bambini ma, invece di raccogliere il premio, lo sciupiamo distraendoci nel completare un migliaio di altri piccoli compiti.
Alla luce di questo studio, quindi, sarebbe il caso di calmare il nostro cervello. Magari dedicandoci ad una sola cosa. Il risultato sarà molto più che apprezzato.