Nei due articoli precedenti abbiamo dato uno sguardo nell'intricato mondo dei Narcisisti patologici e delle loro vittime che, spesso, rinunciano ad una separazione perché troppo coinvolte in una situazione difficile da sciogliere. I partner più "armati" riescono a cogliere in anticipo i segnali del disturbo o le ambiguità della persona che hanno accanto, distaccandosi emotivamente e fisicamente in tempi piuttosto "normali".

Ma chi è affetto da dipendenza affettiva facilmente cadrà nella trappola di Narciso pur di non ammettere un fallimento oppure perché proveniente, a sua volta, da una famiglia con relazioni complicate dove la "violenza" o l'amore "patologico" sono la regola di vita. Chiunque sia stato trattato in un certo modo dai genitori sarà, molto spesso, condannato a rivivere le stesse situazioni con i partner, giustificandone mancanze e problematicità. Bisogna fare davvero un lavoro di ri-costruzione di sè e della propria storia per indossare gli occhiali giusti con cui osservare la vita e le cose che ci succedono.

La relazione narcisista-dipendenti affettive: come è possibile uscirne

Molto spesso i Narcisisti sono incapaci di provvedere a se stessi in senso completo, non sempre hanno lavori appaganti e spesso nascondono i loro doveri dietro sogni nel cassetto o impegni improbabili che fanno risuonare come impellenti e necessari. Di solito è la vittima a provvedere alla cura della famiglia, alla gestione dell'economia e a molto altro. Il Narcisista non è in grado di prendersi grosse responsabilità e, se lo fa, è solo perchè costretto, ma la cosa dura poco e non gli viene bene. Questo perchè "si annoia". Ha bisogno di emozioni forti, novità continue. Senza quelle la sua mente rischia di risuonare della sua vuotezza, della sua povertà emozionale, dei suoi ricordi di bambino non amato, e questo non può sopportarlo.

Il Narcisista deve cambiare tutto ciclicamente e ricominciare d'accapo, rinascere per poi morire ancora, e ancora e ancora. L'unico modo per uscire da questo circolo, per la vittima, è capire quello che sta succedendo e non colpevolizzarsi. Chiedere aiuto, se possibile, ad un terapeuta e/o cominciare a farsi le domande giuste.

  • Cosa mi aspetto da questa persona e da questa relazione?
  • E' in grado di soddisfare le mie aspettative?
  • Cosa c'è che non va? Cosa mi auguro?
  • Se si trattasse di una mia amica cosa le consiglierei?

Il passo della consapevolezza è tosto, perchè coincide, spesso, con la comparsa di un pensiero ossessivo: "ho sbagliato tutto". Ma la colpa non è della vittima ma di chi l'ha manipolata. L'unico sbaglio è l'aver permesso di farsi trattar male.

Ma la catena si può spezzare: assorbita la consapevolezza si può agire, cercando di disintossicarsi.

Un passo forse ancora più difficile perché, di solito, quando ci si allontana da un Narcisista le sue pressioni diventano fortissime. Messaggi, telefonate, email, appostamenti. C'è chi ci ricasca e chi si fa forza e non cede, ma in alcuni casi si arriva allo stalking. Riuscire a mantenere i nervi saldi è complicato ma più si è consapevoli e convinti del passo che si sta facendo e più le cose cominciano ad essere viste e vissute con meno emotività e più distacco, fino poi a trovare la pace.

E' un percorso lungo e doloroso: bisogna essere capaci di mettersi in discussione, andare a scavare nei meandri dei ricordi e della vita passata e presente, ma è come un'operazione chirurgica necessaria per star meglio. I Narcisisti purtroppo non sono nemmeno in grado, nella maggioranza dei casi, di consapevolizzare il proprio disturbo, restano patologici a vita.

Spesso diranno frasi del tipo:" sono consapevole di essere narcisista, è bello amarsi, non voglio cambiare", distorcendo la realtà dei fatti agli occhi degli altri e di se stessi. Perchè questo approccio è ovviamente più lieve da portare sulle spalle.

Le vittime dei Narcisisti invece hanno più possibilità di salvarsi. Chi chiede aiuto è sempre un passo più avanti di chi non lo chiede senza avere i mezzi per aiutarsi da solo.