Studiando le vittime di ictus che hanno perso la facoltà di articolare le parole e sillabarle, i ricercatori hanno individuato le parti del cervello che sono addette al controllo della scrittura. Nell'ultima pubblicazione della rivista "Brain" i neuroscienziati della Johns Hopkins University di Baltimora hanno collegato, per la prima volta, le difficoltà di base dello spelling con delle regioni del cervello apparentemente non correlate. Questo, poi, si è rivelato utile nello studio dei meccanismi della memoria e del linguaggio. L'autrice, Brenda Rapp, professoressa del Dipartimento di Scienze Cognitive, ha in realtà dichiarato che quando c'è un problema di "spelling" le cause possono essere differenti, come differenti possono esserne i motivi, provenienti da danni posizionati diversamente in varie parti del cervello.

Le novità scoperte

La squadra di ricercatori capeggiata dalla Rapp ha studiato per 15 anni, su 33 persone, gli effetti di un ictus sulla difficoltà di spelling. Alcuni avevano problemi con la memoria a lungo termine, altri semplicemente con il lavoro che la memoria doveva fare per essere "normale". Chi ha problemi di memoria a lungo termine può dimenticare parole che, in passato, ha usato quotidianamente, tendendo a pronunciare "ipotesi plausibili" per intuito piuttosto che "il ricordo" della parola esatta. Le parole, quindi, possono essere "indovinate" ma possono ugualmente, di conseguenza, essere sbagliate, soprattutto nel caso siano più complicate da articolare o da sillabare: "lion" ad esempio può diventare "lonp" o ancora peggio, "tiger" (per associazione di idee).

La squadra di ricercatori si è affidata a una mappatura computerizzata del cervello per i casi di problemi alla memoria a lungo termine, facendo una scoperta incredibile: i danni apparivano lampanti in due aree dell'emisfero sinistro ma in due zone "lontane", una verso la parte anteriore e una verso quella inferiore, orientata verso il posteriore.

La scienziata si è detta sorpresa di quanto appurato da queste immagini, rendendosi conto di quanto fossero distanti queste regioni, di fatto, sebbene collegate entrambe al funzionamento del processo di scrittura. Due parti del cervello che lavorano così a stretta collaborazione che non ci si aspettava fossero così distanti e che non dovrebbero essere pensate come relative a funzioni diverse.

Sebbene la Scienza conoscesse già alcuni processi legati alla gestione dello spelling, della lettura e della scrittura, questi studi forniscono nuovi punti di vista dai quali partire per migliorare i trattamenti relativi al miglioramento dell'utilizzo della parola dopo aver subito danni cerebrali.

Tra i co-autori della Rapp è da segnalare che ci sono anche degli italiani: Rita Capasso di SCA Associati (Roma) e Gabriele Miceli, professore presso l'Università di Trento.