Comunemente utilizzata in caso di raffreddore o per la cura di dolori di varia origine e natura, l’aspirina si sta rivelando un farmaco sempre più importante, al centro di innumerevoli studi. Un ricerca appena pubblicata su “Jama Oncology”, infatti, ha sottolineato gli effetti benefici dell’acido acetilsalicilico, stavolta non solo rispetto alla prevenzione degli arresti cardiaci e degli ictus, come è noto ormai da tempo, ma addirittura dei tumori. I dati sono arrivati da uno studio lunghissimo ed imponente che ha analizzato per trentadue anni lo stato di salute di ben centotrentasei mila individui, sia ammalati sia sani, sia uomini sia donne, evidenziando come, chi abbia fatto regolarmente uso di aspirina, abbia manifestato un rischio del 3% più basso rispetto alla media di ammalarsi di una qualunque forma di cancro, anche se non sono state documentate riduzioni per i tumori al seno, al polmone e alla prostata.

L’aspirina come prevenzione per i tumori di stomaco ed intestino

I medici del Massachusetts General Hospital di Boston, che hanno coordinato la ricerca, hanno spiegato che il risultato è stato più eclatante per i tumori di stomaco e intestino, per i quali addirittura si è verificata una riduzione del rischio di sviluppare la malattia rispettivamente del 15% e del 19%. I ricercatori, alla luce di questo studio, hanno sottolineato che coloro i quali presentano una storia familiare di tumore all’intestino e allo stomaco dovrebbero assumere l’aspirina come cura preventiva. Basterebbero soltanto due aspirine alla settimana per sei anni per abbassare notevolmente il rischio di sviluppare un tumore e addirittura prevenire ben oltre dieci mila decessi ogni anno provocati da infarti ed ictus.

Il primo passo è il medico di base

Gli stessi ricercatori, però, hanno precisato anche che l’aspirina produce effetti collaterali, tra tutti il più noto è la sua capacità di interferire con la coagulazione del sangue provocandone un calo, quindi, prima di iniziare una terapia preventiva con questo farmaco, occorre informarsi con il proprio medico di base e valutare i rischi ed i benefici dopo un’accurata anamnesi del paziente.