Sono millenni ormai che gli esseri umani cercano il modo per allungare la propria vita, avere l'eterna giovinezza, vivere per sempre. Ad oggi non è stata inventato alcun antidoto magico che ci consenta ciò, ma ci si è limitati a scoprire lo stile di vita ideale affinché si viva il più a lungo possibile e nel miglior modo possibile (mangiare sano, fare tanto movimento, non fumare e non bere alcolici).

Eppure, grazie a tre istituti europei, forse ci siamo. Pare infatti che sia stato finalmente scoperto l'elisir di lunga vita: una pillola al litio in grado di farci vivere dieci anni di più. Vediamo come.

La scoperta della pillola al litio

Ad effettuare la scoperta sono stati come detto tre istituti di ricerca europei: l'Ucl Institute of Healthy Ageing, il Max Planck Institute for Biology of Ageing e l'European Molecular Biology Laboratory. Hanno condotto dei test su degli insetti, ottenendo ottimi risultati. Il che fa ben sperare che possano essere condotti anche sugli esseri umani. Il segreto della scoperta sarebbe la capacità del litio di frenare la proteina Gsk-3, responsabile proprio del tanto odiato, da noi esseri umani, processo di invecchiamento.

Come funziona la pillola al litio

I ricercatori hanno scoperto che la vita degli insetti a cui è stato somministrato litio è aumentata mediamente del sedici percento. Come è avvenuto ciò? Giacché il litio è in grado di bloccare la succitata proteina Gsk-3 e attiva contemporaneamente un'altra molecola chiamata Nrf2, la quale è in grado di attivare un'efficace difesa in favore delle cellule. Tale pillola, oltre ad allungarci la vita, può essere un'efficace arma contro malattie degenerative quali: Alzheimer, diabete, cancro e Parkinson.

Elisir di lunga vita in pillola al litio, lo scetticismo

Il passaggio decisivo per la sua somministrazione agli esseri umani sarà quella nei topi. I quali, come noto, sono geneticamente uguali a noi.

Pertanto, ottime cavie per nuove scoperte mediche e scientifiche. Lo scetticismo comunque non manca, da parte di chi ritiene che la ricerca sia ancora ai primissimi stadi e dunque non se ne dovrebbe neanche parlare per non infondere nelle persone premature speranze. Cosa ne pensate? Siamo alla volta buona?