Le stime parlano di 592 milioni di persone sofferenti di diabete di tipo 2, entro il 2035. E’ necessario cercare di mantenere i livelli di glucosio nel sangue nella norma, tra 70 e 99 mg/dL, per contrastarne la comparsa ed evitare malattie renali e cardiovascolari.
Insieme al cambiamento dello stile di vita (alimentazione corretta e adeguato esercizio fisico giornaliero), possono essere di aiuto i probiotici (microrganismi viventi).
E’ quanto dimostrato in uno studio pubblicato sulla rivista European Journal of Nutrition nel settembre 2016.
Un’analisi di 18 studi clinici, condotta presso il Menzies Health Institute Queensland, Griffith University, Gold Coast, Australia, ha evidenziato che la somministrazione di probiotici (lattobacilli e bifidobatteri) per almeno 8 settimane, è stata in grado di abbassare in modo significativo la glicemia a digiuno.
La glicemia è la concentrazione degli zuccheri (glucosio) nel sangue. Sue alterazioni possono indicare un pericolo per la salute. Ad esempio, l’iperglicemia – condizione in cui la concentrazione ematica di zuccheri è superiore alla norma – può essere associata al diabete e aumenta il rischio cardiovascolare, mentre l’ipoglicemia – in cui le concentrazioni ematiche di zuccheri sono al di sotto della norma – può essere il sintomo di problemi al fegato, ai reni o alla tiroide. Per questo è molto importante mantenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue. Scopri di più grazie ai consigli del medici del Policlinico "A. Gemelli" nell'iniziativa Viaggio al Cuore del Problema, powered by Danacol.Un risultato analogo è stato osservato con l’assunzione di simbiotici (probiotici mescolati a prebiotici, fibre idrosolubili promotrici della crescita batterica nel colon).
Microbiota, probiotici e simbiotici
Ultimamente, si presta molta attenzione al microbiota (flora batterica intestinale); è stato visto che ha un ruolo importante nell’omeostasi energetica e metabolica, mediante l’asse microbi-intestino-cervello.
Le alterazioni del microbiota (dovute a stress, assunzione di antibiotici o altro), possono modificare i segnali enteroendocrini inviati al sistema nervoso centrale, indurre infiammazione cronica di basso grado e malattie metaboliche come obesità e diabete.
Per ristabilire l’equilibrio della flora batterica intestinale, i probiotici raggiungono l’intestino, si moltiplicano e sono un valido aiuto per rafforzare l’ecosistema intestinale.
L’aggiunta dei prebiotici (fibre idrosolubili come beta-glucani, fructani, oligofruttosaccaridi e inuline), stimola la crescita di una o più specie batteriche utili allo sviluppo della microflora probiotica.
La combinazione (probiotici-prebiotici) ad azione sinergica viene definita simbiotici.
Studi clinici e meccanismo di azione
L’assunzione dei probiotici o dei simbiotici per almeno 2 mesi ha diminuito l’emoglobina glicata (marker dell’andamento medio della glicemia nei due mesi precedenti al test).
Il meccanismo di azione è stato spiegato mediante l’aumento della secrezione di GLP-1 (ormone gastrointestinale che stimola il rilascio di insulina) dalle cellule enteroendocrine e il miglioramento del metabolismo dei carboidrati.
I probiotici hanno avuto anche un’azione antiossidante (inibizione del danneggiamento delle membrane cellulari e incremento dei livelli degli enzimi antiossidanti (glutatione, superossido dismutasi, catalasi e glutatione perossidasi) e un effetto anti-infiammatorio mediante modulazione dell’espressione del TNF e riduzione dell’attività di legame NFkB, markers dell’infiammazione.
Hanno contrastato, quindi, il danno ossidativo presente nel diabete, caratterizzato da iperglicemia, insulino resistenza e disturbi del metabolismo lipidico.