L’obesità viene considerata ormai una malattia globale, che influenza tutte le popolazioni di ogni età nel mondo. Tra le cause lo stile di vita sedentario e una dieta altamente calorica, fattori di rischio per malattie cardiovascolari, insulino resistenza, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro.
Non solo, è stato anche visto che l’obesità può influenzare negativamente il sistema immunitario e peggiorare le malattie infettive.
Uno dei maggiori interventi da mettere in pratica è l’educazione nutrizionale, per facilitare i soggetti a seguire una dieta con semplicità.
I ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Vegetale dell’Università di Berlino riferiscono che il metodo più popolare attualmente in uso è il digiuno intermittente. Hanno analizzato tutti gli studi clinici condotti finora con questo tipo di dieta e hanno pubblicato il lavoro nel giugno 2020 sulla rivista scientifica Acta Physiologica.
Vengono seguiti tre tipi di protocolli: digiuno per un giorno a settimana e alimentazione a volontà per i giorni rimanenti; a giorni alterni, ossia digiuno alternato ad alimentazione ad libitum; per 16 ore, quindi assunzione degli alimenti in una finestra ristretta di 8 ore.
I risultati clinici hanno dimostrato che favorisce la perdita di peso e agisce come trattamento non farmacologico per migliorare insulino sensibilità e diminuire il rischio di malattie cardiovascolari, regola i ritmi circadiani e promuove l’eubiosi del microbiota (flora batterica) intestinale.
Meccanismo di azione
Durante il digiuno intermittente è stata osservata una diminuzione dei livelli di glucosio seguita da catabolismo dei grassi, riduzione della secrezione di insulina e incremento di glucagone.
Il digiuno ha dimostrato di stimolare anche l’imbrunimento del tessuto adiposo e di innalzare la termogenesi, che a sua volta inibisce l’assunzione di energia.
Coordina anche i ritmi circadiani, gli orologi biologici degli organismi responsabili dell’organizzazione dei processi fisiologici, attraverso l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Studi clinici
Negli studi sull’uomo il digiuno intermittente ha mostrato di agevolare la perdita di peso, di abbattere colesterolo totale e trigliceridi, di abbassare frequenza cardiaca a riposo, pressione sanguigna ed emoglobina glicosilata, in pazienti con diabete di tipo 2.
Questi effetti sono stati mediati dall’azione anti-infiammatoria del digiuno in termini di calo dei markers di infiammazione come IL6, omocisteina e proteina C reattiva, generalmente superiori alla media in soggetti obesi e con diabete di tipo 2.
Inoltre, in soggetti obesi con livelli plasmatici di citochine alterate (adiponectina bassa e leptina alta), il digiuno intermittente ne ha regolarizzato i valori.
Le adipochine secrete dagli adipociti controllano l’assunzione del glucosio, dell’appetito e l’accumulo dei lipidi, sostenendo di conseguenza la perdita di peso corporeo.