L’intolleranza al lattosio (ossia incapacità a digerire questo zucchero per una deficienza dell’enzima lattasi), può manifestarsi con diversi sintomi gastrointestinali (distensione addominale, dolore, flatulenza, nausea, diarrea o stipsi); una dieta a basso contenuto di lattosio con prodotti commercialmente disponibili o fatti in casa può essere risolutiva.

La varietà di prodotti predigeriti, però, non è sempre disponibile e le opzioni dietetiche, sono spesso limitate; per avere meno restrizioni, sono state sviluppate compresse, a base di lattasi (enzima che digerisce il lattosio), da assumere prima dei pasti.

Ma sono realmente indicate e tollerate?

Presso l’Hospital de Clinicas de Porto Alegre, RS, Brasil, è stata sperimentata l’efficacia di due tipi di tavolette di lattasi, in pazienti con intolleranza al lattosio, somministrate per 42 giorni (3 volte al giorno), prima dei pasti principali (colazione, pranzo e cena).

I composti hanno dimostrato un’azione significativa nella digestione del lattosio e un’elevata tollerabilità, suggerendo che è possibile trattare l’ipolattasia oppure migliorare la sindrome dell’intestino irritabile, in associazione ad una dieta con contenuto ridotto di nutrienti fermentabili (low fodmap, oligo-di-monosaccardi e polioli); il lavoro è stato pubblicato nell’ottobre 2016. 

Cause dell’intolleranza al lattosio

L’ipolattasia primaria è una condizione genetica molto comune; la frequenza maggiore viene osservata in Sud America, Africa, Asia e Australia, quella minore nei paesi nord europei.

Il lattosio (beta-galattosil-1,4-glucosio) è un disaccaride prodotto dalle ghiandole mammarie della maggior parte dei mammiferi; contenuto nel latte e i derivati, dopo l’ingestione, viene idrolizzato nei villi dell’intestino tenue, dall’enzima beta-galattosidasi o lattasi, in due monosaccaridi (glucosio e galattosio).

In caso di deficienza di lattasi (ipolattasia), il lattosio non digerito e non assorbito, raggiunge il colon e viene fermentato dai batteri; vengono prodotti acidi grassi a corta catena e gas (anidride carbonica, metano e idrogeno) con conseguenti sintomi gastrointestinali avversi.

Per diagnosticare il malassorbimento di lattosio, vengono effettuati metodi non invasivi come il breath test (somministrazione orale di 50 gr di lattosio, seguita dalla misurazione della concentrazione di idrogeno espirato) oppure il test genetico.

 

Studio clinico

Sono stati inclusi nello studio, 128 pazienti di entrambi i sessi, di età compresa tra 18 e 60 anni, risultati intolleranti al lattosio, mediante breath test.

I pazienti hanno assunto per 42 giorni, prima dei pasti, due prodotti sperimentali: Perlatte (Eurofarma) e Lactaid (McNeilNutritionals), con 9000 unità FCC (Food Chemical Codex, misura di attività enzimatica).

Sono stati monitorati al giorno 0, 14, 28, 42, sia per il breath test (concentrazione di idrogeno espirato a 0, 30, 60, 90, 120, 150, 180 minuti) che per i sintomi gastrointestinali (diarrea, dolore, distensione addominale e flatulenza).

La concentrazione di idrogeno espirata è risultata significativamente più bassa dopo il trattamento, indice di una buona digestione del lattosio ingerito; i disturbi a carico dell’apparato digerente sono migliorati.

I prodotti hanno rivelato, dunque, di essere idonei, sicuri e sostitutivi del deficit di lattasi endogena.