Da oggi è possibile visualizzare i recettori per i neurotrasmettitori con una precisione tale da poter individuare molecole che si legano soltanto a quei recettori e non ad altri. La scoperta è di fondamentale importanza, poichè promette di disegnare e produrre farmaci più intelligenti di quelli attualmente disponibili e, sopratutto, con minori effetti collaterali. Lo studio che ha portato a questa vera e propria svolta è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science dai ricercatori dell'Università di San Francisco, della North Carolina-Chapel Hill, e dell'Università di Stanford, tre delle più importanti Università americane.

Dopamina, recettori e psichiatria

Nel cervello umano, i neuroni comunicano grazie alle sinapsi chimiche. Queste ultime sono strutture altamente specializzate a livello delle quali viene liberato del neurotrasmettitore dal neurone presinaptico che si lega ai recettori presenti sul neurone postsinaptico. La maggior parte delle malattie psichiatriche e neurologiche deriva da un malfunzionamento del meccanismo di comunicazione tra i neuroni e, in particolare, della comunicazione che utilizza la dopamina come neurotrasmettitore.

Di conseguenza, anche i farmaci più usati e più efficaci sono diretti al sistema della dopamina.

Ad esempio, gran parte degli psicofarmaci utilizzati per controllare i sintomi della schizofrenia si legano ai recettori per la dopamina. Il problema principale di questo approccio risiede nella scarsa mira dei farmaci che sono stati sviluppati sinora. Infatti, vi sono almeno cinque classi di recettori per la dopamina, ma soltanto uno di essi, il recettore D4, è implicato nella schizofrenia, nella depressione e nelle dipendenze. I farmaci impiegati oggi per contrastare queste malattie, invece, si legano a più di una classe di recettori producendo gravi effetti collaterali.

Fotografie più nitide e farmaci più intelligenti

I ricercatori americani sono riusciti a fotografare i recettori sulla superficie dei neuroni con un grado di dettaglio mai raggiunto prima d'ora.

La tecnica è una versione molto avanzata della cristallografia ai raggi X, ovvero la metodica utilizzata da Watson e Crick per identificare la struttura del DNA, abbinata alla ricerca di molecole compatibili in un gigantesco database informatico.

"E' stato come portare alla luce dei dettagli mai visti prima del recettore D4 per la dopamina" spiega Sheng Wang, primo autore dello studio "grazie a una fotografia ad altissima risoluzione e, quindi, molto nitida. Grazie a questi dettagli abbiamo cercato in una enorme liberia digitale di molecole, soltanto quelle che si legavano al recettore D4 e non agli altri tipi di recettori per la dopamina".

In questo modo i ricercatori hanno identificato delle molecole, e dunque dei potenziali farmaci, che si legano soltanto al recettore D4 per la dopamina e, dunque, potrebbero essere più efficaci, ma con meno effetti collaterali. La speranza è di estendere la nuova strategia allo studio dei recettori per altri neurotrasmettitori, come la serotonina o la noradrenalina, implicati in altre malattie neurologiche e psichiatriche.