L'invecchiamento è una battaglia che gli umani hanno saputo di non poter vincere fin dalla notte dei tempi. Possiamo odiarlo o (eventualmente) accettarlo, ma alla fine non possiamo evitare di invecchiare. Tuttavia, nel corso degli anni, la comunità scientifica ha lavorato duramente per provare a risalire alle radici di questo processo biologico, per capire se esiste o meno un modo per fermarlo o invertirlo.
In questo frangente si inserisce una recente ricerca dell'Università di Exeter (Gran Bretagna), condotta da Lorna Harries e Matt Whiteman.
Gli studiosi sono riusciti ad invertire il processo di invecchiamento di alcune cellule umane, distribuendo delle piccole quantità di composti a base di idrogeno solforato tra i mitocondri, organelli cellulari che generano energia all'interno delle cellule. Gli scienziati hanno notato che questa nuova metodologia riesce, in alcuni casi, ad impedire alle cellule di diventare senescenti, ad un punto tale da non permetterle di duplicarsi. Secondo i ricercatori britannici, proprio il proliferare di queste unità morfologiche e fisiologiche negli organi, è alla base del processo di invecchiamento.
"Ancora non comprendiamo perché le cellule diventino senescenti mentre invecchiamo, ma sono stati suggeriti danni al DNA, esposizione a infiammazioni e danni alle molecole protettive alla fine dei cromosomi, i telomeri - hanno riportato Harries e Whiteman, gli autori dello studio britannico - Più recentemente, le persone hanno suggerito che un fattore di senescenza potrebbe essere la perdita della nostra capacità di attivare e disattivare i geni al momento giusto e nel posto giusto".
Lo studio descrive come la somministrazione di composti a base di idrogeno solforato nei mitocondri può consentire alle vecchie cellule di riacquistare le capacità di divisione in cellule più giovani. L'idracido debole utilizzato dai ricercatori è quello che notoriamente ha il tipico odore di uova marce.
È pericoloso quando si ricorre a dosi elevate, mentre a piccole quantità può avere degli effetti positivi, come dimostrato dallo studio dell'Università di Exeter.
Aumentare lo splicing
Il team che ha lavorato presso l'università britannica, ritiene che la presenza della molecola nei mitocondri possa favorire l'aumento di alcuni fattori di splicing, proteine che essenzialmente attivano e disattivano i geni in risposta ai cambiamenti nell'ambiente circostante. Sono circa 300 le proteine coinvolte in questo meccanismo, e il loro numero tenderebbe a diminuire con l'età. L'idrogeno solforato utilizzato nel corso della ricerca, invece, è riuscito ad accrescere i livelli di alcuni fattori di splicing collegati alla senescenza, riducendo così il meccanismo di invecchiamento.
"Siamo fiduciosi che nell'utilizzare strumenti molecolari come questo, saremo in grado di rimuovere alla fine le cellule senescenti nelle persone, il che potrebbe consentirci di colpire più malattie correlate all'età contemporaneamente. Questo appartiene ancora al futuro, ma è comunque un inizio eccitante", hanno concluso gli studiosi del team che ha lavorato ad Exeter.
Ovviamente, la chiave per l'eterna giovinezza non è a portata di mano, ma comprendere a fondo come avviene il processo di invecchiamento potrebbe comportare dei benefici, rallentandone l'avanzata.