Era magro magro, quelle lunghe braccia sottili disegnavano perfide parabole arcuate che terminavano spesso e volentieri (diciamo 2560 volte) con un rumore, con quel rumore: swishhh! Ancora oggi, mentre commenta le partite è rimasto magro, soprattutto pensando a Barkley e Shaq che hanno raddoppiato peso e volume. Sembrava esile, un soffio di vento l'avrebbe portato in quarta fila, non spiccava per la tecnica, nè per capacità di penetrare, ma soprattutto, non ha vinto neanche un anello; ma allora perchè è diventato un Hall of Famer?

La risposta non è cosi semplice, ci sono tanti fattori che creano un Campione, proviamo ad analizzarli.

Miller è stato creato in una sorta di laboratorio, cioè a casa sua. La storia ha dimostrato che per avere un temperamento del genere ci vuole soprattutto un ingrediente: il fratello maggiore (ce lo racconta anche Jordan 45/2=23 ecc ecc.). Caratteristica che non manca in casa Miller: infatti il primogenito tartassa a suon di sconfitte il piccolo Reggie, che però non ci sta. Suda, sgomita, tira, ma quell'armadio non fa altro che vincere, è dominante, conosce perfettamente i suoi punti deboli, talvolta lo irride.

Me lo immagino quel piccolo terremoto che prova in tutti i modi a portare a casa una vittoria, con le ginocchia rosse di sangue e la faccia paonazza di rabbia, perchè proprio non ci sta a perdere... e non è solo una questione di principio.. vorrei vedere voi a prenderele sistematicamente da vostra SORELLA. Proprio così, Cheryl Miller, una sorta di Wilt Chamberlain delle donne (paragone voluto, in quanto resa famosa anche da quei 105 punti in una partita), Hall of Famer e maglia Numero 31 delle USC Trojan ritirato, non male come biglietto da visita.

Reggie, l'uomo franchigia

Non si sa perchè, questi fenomeni, una volta superato il famigerato "trauma del fratello maggiore", decidono che nessun'altro potrà fermarli.

E Reggie non è da meno... Lo "drafta" Indiana e sarà amore, ma non uno di quegli amore in cui Cupido è caldo come Ray Allen, no. All'inizio i Pacers non sono ancora pronti, lui non è ancora pronto e soprattutto la lega appartiene ad altri (Magic, Larry, Isiah e un ragazzetto col 23 che sta sconvolgendo tutto, ma proprio tutto). Prova ne è che nei primi 5 tentativi ai PO esce sempre al primo turno. Ma lui si sente a casa, sta diventando l'uomo franchigia, le triple entrano ed entrano, ma soprattutto comincia a emergere la sua principale caratteristica: quando la partita si fa intensa, i secondi si accorciano, la palla aumenta di peso possesso dopo possesso e l'anello si stringe, lui non fa una piega, ma per davvero.

E' il Buzzer Beater per definizione.

La sfida del Madison

New York, Madison Square Garden, Playoff '95, un simpatico spettatore alto poco più di un metro e vestito sempre di Blu-Arancio, regista (ottimo) e tifoso (da rivedere) decide che l'obiettivo delle sue provocazioni sarà il 31 in maglia giallo-blu. Miller, dalla sua, quella sera non è Killer come al solito, litiga più volte con il ferro che sputa fuori, irrisorio, i suoi tiri dall'arco. Il regista di cui sopra, tale Spike Lee, lo martella, letteralmente, schernendolo e sottolineando con grandi gesti i suoi errori. La partita si trascina cosi al 4° quarto, si entra nel territorio congeniale del Nostro. 18 Secondi alla sirena, -6 Pacers, al Madison qualcuno comincia a togliere la gabbietta metallica dai tappi di Champagne.

Rimessa dal lato lungo, palla a Miller e neanche il tempo di un "boh" che la retina si muove, -3. A questo punto il pressing di Indiana è intensissimo, tanto che Miller fa a spallate con chiunque gli passi nelle vicinanze.. tanto che chi deve rimettere perde tempo.. e, colto dalla fretta (time out finiti), scaglia la palla a Starks che viene mangiato vivo (non sarà la prima nè l'ultima volta) dal Killer, che però si trova 2 metri dentro l'area, e servono 3 punti. Che problema c'è, piroetta, palleggio, piedi fuori dall'arco, piroetta secondo estratto.... Swissshhh. Cala il silenzio al Madison, Spike Lee va sotto il metro di altezza e va sotto al mezzo metro quando Reggie lo guarda, sfidandolo, uccidendolo, una seconda volta.

(Giusto per dovere di cronaca ci saranno 2 liberi sbagliati da Starks, e lay-up sul rimbalzo sbagliato da Ewing... poi due liberi segnati da Miller e vittoria Indiana al Madison.) La stampa Newyorchese ha imputato parte della sconfitta ai continui episodi di trash talk da parte di Spike Lee nei confronti di Reggie Miller, e io sto con loro. Fare del trash talking con il maestro di trash talking? Eh si, Reggie era uno stronzo, senza giri di parole, era in grado di incenerire e innervosire a parole (spesso seguite da una tripla) anche un monaco buddista dopo 40 anni in Tibet.

In quei 18 secondi c'è tutto Reggie e il suo mondo riassunto per punti: 1) In prima istanza si parla di "presence of mind", cioè la freddezza unita all'intelligenza che ti permette di essere 2 secondi avanti agli altri (vedi anticipo sulla rimessa e scatto fuori dall'arco).

Lui ne era maestro, tant'è vero che il meglio di se lo dava nel 4° quarto, quando la lucidità viene meno e l'istinto decide... In pratica, anche se suonerà come un ossimoro, il suo istinto era razionale;2) In secondo luogo lui è stato il simbolo di Indiana e dell'Indiana, si è caricato il peso di uno stato sulla schiena, consapevole che il rischio sarebbe stato avere solo la fede al dito. Ma non c'è da sorprendersi, Indiana e Reggie erano fatti della stessa pasta, erano tutti e due Davide e il resto del mondo era Golia. Caratteri acerbi, spigolosi, chiusi, ma quando si trattava di tirare fuori l'orgoglio e cominciare a costruire sul sudore non c'erano Santi in paradiso. Quella vittoria non è stata solo la sua, è stata la vittoria di classe, intesa come sociale.3) Mai mollare, Reggie si cibava di questi due lemmi, al Madison non gliene stava entrando una, ma lui dentro di se lo sapeva che la palla è sferica e se spinta fa come la ruota, gira...

e così ha fatto quel giorno, e cosi ha fatto per tutta la carriera.

4)Trash Talk: non si risparmiava con nessuno, le parole per lui facevano parte del gioco tanto quanto una stoppata. Era in grado di annichilire letteralmente un avversario (per informazioni rivolgersi a tale Stark, con riferimento ai liberi di cui sopra, ma non solo), e allo stesso tempo aveva la sfacciataggine tale da innervosirlo fino ad arrivare ai cazzotti (per informazioni rivolgersi a tale Jordan, che in una delle tante sfide tra i due gli ha tirato un destro in pieno volto. In pochi possono fregiarsi di tale onore).

No, non ha mai vinto l'anello, ha avuto la sfortuna di nascere in anni in cui Madre Natura giocava a basket e sfornava prima Michael e Hakeem, poi Kobe, Shaq e Tim Duncan (14 anelli, per dire), ciò nonostante si è ritagliato parecchi momenti di gloria accompagnata da exploit leggendari, come quella partita contro i NETS che proprio non voleva perdere, constringendoli, con le sue triple, al doppio overtime.

Il suo rendimento è rimasto altissimo anche superata la soglia dei 35 anni, ha continuato a trascinare Indiana all'interno di serie epiche, calandosi perfettamente nel contesto nel quale viveva, abbracciando la filosofia della Pennsylvania, costringendo avversari più dotati a patite dure, aspre, spigolose. Nessuno andava a Indiana sereno in quegli anni, poteva succedere di tutto alla Market Square Arena (e spesso succedeva vero Ron Artest o dovrei dire Metta World Peace?!?) e, a mio modestissimo modo di vedere, questo è il vero motivo per cui Reggie è rimasto nella storia. A volte contano gli anelli, a volte contano le palle.

https://it.blastingnews.com/sport/2017/06/basket-chapeau-trento-la-finale-e-tua-001746049.html

https://it.blastingnews.com/sport/2017/07/basket-follia-gallinari-ecco-perche-salta-leuropeo-001891875.html